Esiste una regola che vale per ogni sistema, dalla famiglia alla società, fino ad arrivare al sistema più allargato in assoluto, il sistema umano. La possiamo postulare come segue: le colpe dei padri non possono ricadere sui figli, ed essere da essi pagate, ma muoiono con gli stessi padri, tuttavia i debiti si trasmettono di generazione in generazione, finché non sono saldati dalla coscienza collettiva.
A livello familiare, spesso una persona arriva in terapia portando dei debiti (a livello emotivo, relazionale o anche patologico) non suoi, ma che sono stati istituiti dalle generazioni precedenti. Una donna che ha un marito violento, spesso proviene da una famiglia dove il padre, o il nonno, ha usato violenza verso una donna della famiglia. Talvolta il debito appartiene al sistema trigenerazionale (figli, genitori, nonni), ed è facilmente individuabile, talvolta proviene generazioni antecedenti, tanto lontane da perdersi nella memoria storica della famiglia. Sempre, se l’andremo a cercare, troveremo il debito.
Un’altra regola, che appartiene strettamente ai sistemi familiari è che, volenti o nolenti, abbiamo una fortissima lealtà inconscia verso la famiglia, anche quando sembriamo opporci ad essa. Chi scappa dalla famiglia, dal suo sistema di meriti e obblighi (reali o insensati), resta imbrigliato inevitabilmente. Boszormenyi-Nagy e Spark (1973) affermano che anche un comportamento fortemente distruttivo ed irritante da parte di un membro della famiglia, può non essere vissuto come tale dagli altri membri, se questo comportamento si adegua a una fondamentale lealtà familiare.
Una terza regola, comune ai sistemi e alle famiglie, è che, spesso, occorre un capro espiatorio che mantenga, assumendosi colpe e patologie, l’equilibrio dei sistemi.
Anche a livello di società, i debiti passano di padre in figlio. Un nonno che scommette al gioco, perdendo ogni suo avere, toglie ai figli e ai nipoti. Se un nostro genitore matura debiti con lo Stato, i debiti non vengono condonati da una sua dipartita, ma restano sul groppone dei figli. Se i nostri avi sono andati in pensione prima del tempo, con pochissimi anni di servizio, siamo noi figli, e nipoti, a pagarne le conseguenze. Se decideremo di abbassare l’età pensionabile per gli over cinquanta e sessanta di oggi, gli attuali trentenni e ventenni, ne pagheranno le spese.
A livello dei rapporti tra Paesi, il gioco, definiamolo così, è il medesimo, e prenderne consapevolezza potrebbe aiutarci a fare un passo indietro da tanti vani e futili discorsi nazionalistici ed euro-centristi, che lasciano il tempo che trovano. L’immigrazione attuale è causata da un sistema di crediti e debiti, che coinvolge noi e i nostri avi.
Ma prima di parlare di Africa ed Europa, partiamo da casa nostra e dalla cosiddetta questione del sud, che segue la stessa regola. I nostri avi filo-Savoia (i nordisti di noantri) seguendo l’ideale nobilissimo di un’Italia unita, conquistarono letteralmente il Sud Borbonico, e venendo a meno alle promesse di libertà, uguaglianza e fratellanza, trattarono le terre come colonie, le sfruttarono per le industrie del Nord, e con l’obbligo di leva tolsero ai bracciati la risorsa fondamentale: gli uomini che lavoravano. Questo fecero i nostri avi, e se la colpa morì con loro, il debito (etico ed economico) che gli avi Nordisti hanno maturato verso gli avi del Sud, continua ad essere pagato da noi discendenti: immigrazione da Sud a Nord, non sempre priva di problemi, una questione del Sud che continua ad essere presente, una disoccupazione alle stelle. In un modo o nell’altro, il debito lo abbiamo ereditato, e ci tocca pagarlo. A fronte di sistema, appare ridicola ogni posizione leghista, datata o attuale, volta a proteggere un Nord che ha un debito etico ed economico col Sud.
Arriviamo, così, alla questione Africa-Europa. Per secoli, i nostri avi europei (europei non per credo o per politica, ma solo per residenza continentale) hanno letteralmente massacrato e sfruttato l’Africa. Interessante, a questo proposito, appare un articolo di Alessandro Gilioli, che cinicamente esemplifica i danni causati. E che possiamo riassumere così: schiavismo, guerre, sfruttamento delle terre, colonialismo, proliferazione controllata di tirannie, sostituzione di tirannie con altre tirannie. Il debito che l’Europa ha con l’Africa è enorme, e, per la regola intergenerazionale che ha aperto questo articolo, è passato di generazione in generazione fino a noi.
Il ragazzo africano che bussa alle porte (marittime) di Lampedusa viene a chiedere il credito dei suoi avi. E viene chiederlo a noi, figli di debitori. Se non saremo disposti a pagarlo, se non pareggeremo i conti, allora i figli degli Africani che oggi arrivano lo chiederanno ai nostri figli.
Paradossalmente, anche “l’immigrato bastardo che stupra le nostre donne” è erede di un popolo dove le donne erano stuprate da “un colonialista bastardo”. Ma per questo particolare caso, ricordiamo, la regola dei sistemi vuole che la colpa muoia con chi ha commesso il misfatto. Non possiamo dunque giustificare uno stupro come figlio di un altro stupro.
Tuttavia, il pensiero dell’immigrato cattivo (capro espiatorio) è funzionale al mantenimento dell’unità nazionale, alla percezione di un malessere che non dipende dallo Stato, ma da chi invade “senza diritto” uno Stato. Uno Stato che, in assenza del capro espiatorio, dovrebbe ammettere di avere gli stessi problemi, e di essere dunque patologico.
Nel sistema di crediti e debiti, andremo avanti fino al saldo totale.
Da singoli appartenenti a dei sistemi (familiari, Statali, continentali) non possiamo dimenticare che abbiamo un passato e un presente. Che ereditiamo crediti e debiti, che regolano molti dei nostri comportamenti. E anche qui, viene da sorridere quando ci si arrocca in posizioni nazionalistiche, che creeranno, alla lunga, ancora più debiti.
Debiti e crediti che pagheranno inevitabilmente i nostri figli.
Bibliografia:
- Boszormenyi-Nagy I., Spark G.M., (1988) Lealtà invisibili, Astrolabio, Roma.
- Garufi Bozza, G. (in pubblicazione, 2018) Io sono un femminicida.
- Gilioli, A. (2017) Come va? Qui è L’Europa che vi parla. Articolo Blog Espesso, 14/06/2017.