Psicoterapia è un termine che spesso evoca diverse fantasie, non sempre delle più felici. Contiene al suo interno il termine terapia, che ha a che fare con l’ambito medico, con una presa in carico di un problema che ci riguarda talmente da vicino, da essere dentro di noi. La terapia della psiche sembra spesso un invito all’analisi di un problema di cui si vorrebbe fare volentieri a meno di parlare.
In realtà la psicoterapia non prende in carico solo un sintomo o un problema ma è l’occasione per una vera e propria presa in carico di se stessi, un percorso per porsi, assieme a un facilitatore, le giuste domande, quelle che fanno dare come prima risposta un “non ci avevo mai pensato“. E’ un percorso con obiettivi CO.MI.CI. (COndivisi tra i due esperti in campo, l’esperto della propria vita, tu, e l’esperto del cambiamento, io; MIsurabili, nel qui ed ora della relazione e nella propria vita; ComunicabilI, di cui si può parlare tra i due esperti, per vedere gli effettivi miglioramenti).
Per essere utile, una psicoterapia deve durare non più del tempo necessario. Deve aiutare a contattare le proprie zone cieche, ma soprattutto le risorse che ciascuno di noi ha per affrontare la tua vita.
Iniziare una psicoterapia, a differenza di quanto si crede comunemente, non vuol dire definirsi malati. Per le malattie fisiche usiamo prevalentemente il verbo avere (ho un raffreddore, ho la febbre, persino ho un tumore) mentre per le patologie psichiche usiamo il verbo essere (sono ansioso, sono depresso…). Se possediamo qualcosa, la possiamo gestire, domani potremmo non averla più. Se siamo qualcosa, difficilmente saremo altro. Ci siamo inventati, come società, che un sintomo può definirci totalmente. Non è così. E direi basta etichette.
Un sintomo psichico è invece la migliore risposta che possiamo dare in un preciso momento di vita, in base alle risorse che abbiamo nel qui ed ora. E, in tal senso, è un’ottima occasione, una volta compreso perché c’è, per rompere gli schemi in cui normalmente siamo inseriti o i copioni che normalmente mettiamo in atto. Fa soffrire, certo, ma non è uno psicococco che l’ha creato. E’ un messaggio per noi. E una volta compreso il messaggio, il sintomo scompare, perché non ha più ragione per esserci.
Psicoterapia, quindi, vuol dire volersi prendere cura (coccolarsi, stimolarsi, comprendersi…) di se stessi e conoscere quante più delle infinite sfaccettature che abbiamo dentro, alcune che ci piacciono di più, altre che ci piacciono di meno, ma che contribuiscono a renderci le persone uniche e irripetibili che siamo.
Nella pratica clinica utilizzo un’ottica di salute e sistemica, con elementi di bioenergetica ed elaborando i traumi e le esperienze negative personali attraverso l’EMDR. Non guardo unicamente il singolo e l’intra-psichico, ma i contesti dove la persona è inserita, ovvero l’inter-psichico (famiglia, lavoro, amici, relazioni amorose e relazioni significative).
Attraverso questo percorso, ritroveremo le radici per spiccare il volo. Perché non servono ali per volare (utopie), ma solide radici.
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