Ho letto Mai più sole, di Alessandro Curti, già recensito in passato per Padri imperfetti.
Dopo la figura del padre, vista dall’ottica preziosa di un operatore, la figura materna, attraverso la gravidanza, il parto e la maternità di quattro donne. Anche qui l’ottica di un operatore, che gestisce un centro interessante di confronto, gioco e scambio tra neo-genitori.
Il romanzo è interessante, a tratti commovente, specie per chi come me è diventato padre padre e certi momenti, come l’attesa della nascita, li ha vissuti.
Le storie, tutte di peso, tracciano quattro vite di donne e coppie in attesa, con diversi problemi (una figlia con autismo, un tradimento, un lutto, e via dicendo) e diverse risorse.
Il linguaggio dell’autore è semplice, fresco, spontaneo, mai banale. Alessandro utilizza molto il canale emotivo, in un punto, ritengo, si lascia prendere troppo. C’è un momento in cui un nonno assiste alla nascita della nipote. La reazione mi sembra molto paterna, come se fosse la sua prima esperienza di nascita. Mi è sembrato che in quel personaggio, in quella scena, Alessandro abbia proiettato tutte le due emozioni e ricordi di padre. Di per sé sono emozioni toccanti, forse un poco esagerate per un personaggio che è nonno. Affidate a un padre, sarebbero state molto più coerenti.
Un prezioso messaggio, a mio avviso, è dato proprio dal centro che Alessandro, oltre che autore, personaggio educatore del romanzo, gestisce. Una bella realtà di promozione della salute e della genitorialità, dello scambio, del mutuo sostegno. Sarebbe bello saperne di più di questi luoghi, promuoverne in tutte le città. E mi piacerebbe che l’autore, magari come commento sotto a questa recensione, dicesse di più.
Due piccoli errori, infine. Il primo è che ho trovato la descrizione delle capacità di Beatrice (di un anno e una manciata di mesi, come scrive Alessandro) troppo alte e simboliche per l’età della bambina. Il secondo è nella descrizione dell’epidurale, che per quanto ne sappia, è somministrata sulla colonna vertebrale e non al braccio.
Al di là di questo, ho trovato molto coraggioso il passaggio di Curti dalla figura del padre a quella della madre, passaggio che sottolinea una sua forte empatia. Forse un giorno gli uomini riusciranno a capire le donne. Difficilmente i padri riusciranno a capire le madri, per la potenza di ristrutturazione delle difese che una donna sa attuare dopo la nascita del proprio figlio. E per capirle al punto di incentrare un romanzo su di loro, occorre una fortissima capacità empatica. E Alessandro ha dimostrato di possederla.
Chapeau!
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Grazie Giovanni.
Rispetto al servizio educativo di cui parlo si tratta di realtà che nella mia provincia (Varese) esistono da anni e sono veramente dei luoghi di socializzazione e di supporto in un momento della vita molto delicato.
Per quanto riguarda l’appunto sul nonno hai ragione: è il vissuto di un padre, ma è la metafora di quella generazione cioè di quegli uomini che non hanno vissuto la loro paternità come abbiamo la fortuna di aver fatto noi. È una seconda occasione, la possibilità di recuperare quanto si è perso…