oggi condivido con te la recensione a L’incrocio, un testo di Anna Cibotti. L’ho scritta a caldo, subito dopo averlo letto in poche ore.
L’incrocio, un luogo come tanti, in un posto non definito, di quelli che Marc Augé definirebbe non luogo. Il mistero di quattro macchine che si spengono all’improvviso, senza un motivo o un danno reale.
Cinque persone, i cui nomi non sono importanti, si ritrovano costretti a passare la notte insieme, in un capanno vicino a quell’incrocio. Di ciascuno di loro è importante il lato di sé che li descrive meglio, che risaltando e forse riducendo tutta la varietà della loro personalità, finisce per definirli in toto.
C’è il Professionista, l’Amorevole, l’Amante con la sua compagna e lo Scettico. Ciascuno di loro ha una storia di sofferenza, fatta eccezione per uno, che scoprirà presto di averne una, forse la più intrigante e sconvolgente. Solo chi metterà sul palcoscenico di quel capanno la sua narrazione e la consegnerà a quel gruppetto, potrà lasciare l’incrocio. Un bisogno inconsapevole di narrare, di condividere, quasi a legittimare una storia che altrimenti non esisterebbe.
Ecco una breve descrizione, che spero incuriosisca, de L’incrocio di Anna Cibotti. Un mistero costruito ad arte dall’autrice, che delega al lettore il compito di svelarlo, comprenderlo, farlo suo, ogni lettore potrà trovare la sua spiegazione a questo viluppo, e chissà quanti e quali racconti dei personaggi lo aiuteranno a dare una sua interpretazione.
Non è un caso che Anna si diletti anche a dipingere (la copertina è opera sua): la tela che offre ne L’incrocio allo spettatore, come i quadri d’autore, è passibile di molte interpretazioni, a seconda della prospettiva da cui si osservano le diverse storie narrate o dall’epistemologia che si possiede.
Ho molto apprezzato lo stile di Anna, breve, intenso, per certi versi aspro e proprio per questo vincente e accattivante. Frasi molto brevi che svelano la scena al lettore, ma il velo che tolgono mostra un viluppo ancor più consistente che sarà il lettore a dover snodare.
Consiglio questi tre racconti de L’incrocio non a chi vede nella lettura un semplice passatempo o un divertimento, perché il divertimento e la compagnia non sono gli obiettivi di questo testo. Esso è stato creato, a mio avviso, per far riflettere, per far fermare il lettore a quel crocicchio, a passare la notte con il Professionista, l’Amorevole, l’Amante e lo Scettico; scoprire il lato di sé che più lo categorizza e infine a narrare su quelle pagine la sua storia, quella più remota e nascosta che continua a paralizzarlo e che continuerà a stringerlo, finché non la condividerà con qualcuno.
Buona lettura,
1 thought on “Recensione a “L’incrocio”, di Anna Cibotti”