Caro Visitatore,
Ho letto il libro di Laura Scanu, Il dolore del Tiglio, centrato sulla violenza di genere, trattata dal punto di vista della vittima.
Ho contribuito a presentarlo il 25 novembre di un anno fa.
Il perno del romanzo poggia sul legame della vittima, Lucilla, col compagno aggressore, sulle sue emozioni, sulle giustificazioni che ella dà per coprire la violenza di cui è vittima.
Laura Scanu non è nuova a romanzi di stampo sociale, avevo già letto il suo Prima che cali il silenzio, dove si era messa nei panni di un pedofilo. Un libro che colpiva l’anima e che, ammetto, mi ha coinvolto molto di più di quest’ultimo.
Per quanto sia una testimonianza di un tema quanto mai attuale, è troppo incentrato sulla vittima, lasciando sullo sfondo tanto il compagno aggressore, quanto la loro relazione, contesto e origine della violenza. In questo gioco di figura – sfondo, che rende il tutto unilaterale, tanto si perde di riflessioni in merito alla violenza e alle sue radici.
Altri due limiti sono la brevità del testo, dal momento che molto altro si poteva aggiungere, e il continuo passaggio di persona (ad esempio ci riferisce all’aggressore prima in seconda persona poi in terza, senza continuità).
Per il resto, conserva il suo valore di testimonianza, e ne è certamente consigliata la lettura.
Specie al genere maschile, per aumentare l’empatia.
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