Il romanzo che ti presento oggi si intitola Acuto, e mi è stato presentato dalla stessa autrice, Carla Magnani.
L’ho letto, pagina dopo pagina, con un interesse sempre più crescente. Potremmo utilizzare lo stesso titolo del romanzo per esemplificare la lettura con una metafora: una melodia crescente, che raggiunge l’acuto nelle fasi finali.
Mi piace definirlo un romanzo sulle relazioni e sui legami, dal momento che è il suo pregio più grande, che si situa in due epoche distinte, l’epoca attuale e quello della gioventù della protagonista Elisa, in piena rivoluzione del ’68, ancora poco trattata dalla letteratura.
Il testo ruota attorno a due figure femminili, le due sorelle Ester e Elisa. Quest’ultima è la protagonista, che sceglie di vivere quasi come una spettatrice in disparte rispetto alla sua vita e ai mutamenti sociali che le si palesano davanti. Agli antipodi Ester, dinamica, ribelle, protagonista del cambiamento eppure sempre sullo sfondo del romanzo, per lo più narrata da altri.
La prima, scomodando Recalcati, si arrende alla legge del padre (notaio, patriarcale, reazionario), la seconda sfida questa legge.
Nel rapporto tra le due e nel legame tra Elisa e Marco, l’amore rinunciato e mai vissuto, l’amore da rinarrare, da rincontrare e da vivere, prima che sia troppo tardi, si gioca tutto. Nelle relazioni, mi è sembrato, Elisa vive l’unica vitalità che si permette di concedersi. A differenza di Ester.
Il romanzo mi ha ricordato che ogni relazione narra qualcosa di noi, che non esistono legami giusti o sbagliati, e che tutti vanno vissuti, o rinunceremo non solo al legame, ma alla parte di noi che esso ci narra.
E vengo allo stile. Morbido, fluido, scorrevole, con una narrazione forse con il limite di essere troppo addossata al dialogo e all’azione, che contestualizza poco, e sarebbe stato bello avere qualche descrizione in più che permettesse al lettore di respirare l’aria del ’68.
Altro limite che ho trovato è consegnare spesso qualche metafora di vita alle parole dei personaggi, ma in una forma impersonale, forzata, che mi ha richiamato più una riflessione profonda dell’autrice consegnata tout court al personaggio, che poteva essere incastonata meglio nella trama.
Nel complesso, ne consiglio vivamente la lettura.
Sinossi:
Elisa ha una vita invidiabile, tranquilla, avvolta dalle granitiche certezze che è riuscita a costruirsi negli anni. Ma una telefonata da oltreoceano cambia tutte le carte in tavola. Elisa è costretta a fronteggiare un passato che pensava di aver sepolto, gli anni dell’università, il Sessantotto a Pisa e… Marco. Dopo aver affrontato le sue più grandi paure, la protagonista sarà davvero pronta a mollare il salvagente e lasciarsi trasportare dalla corrente? Una storia di forza e di coraggio tutta al femminile, dagli anni Settanta ad oggi.
Se l’articolo ti è piaciuto, regala un like ai miei romanzi: