Oggi ti parlo di Riverside di Bianca Cataldi.
Riverside, Regno Unito. Le quattro e mezzo di un pomeriggio qualunque. Una scuola abbandonata e cadente alla fine di Silverbell Street. Come la venticinquenne Amabel scoprirà presto, non si tratta di un edificio qualunque: al suo interno, i banchi sono ancora al loro posto e si respira, nell’aria, polvere di gesso. Tutti gli orologi, da quello al di sopra del portone d’ingresso sino al pendolo del salone, sono fermi alle nove e diciannove di chissà quale giorno di chissà quale anno. Cosa è accaduto nella vecchia scuola? Quale evento è stato così sconvolgente da fermare il tempo all’interno di quelle mura? E soprattutto, chi è quel ragazzo in divisa scolastica che si presenta agli occhi di Amabel affermando di frequentare la scuola, benché quest’ultima non sia più in funzione da anni? Tra passato e presente, Bianca Rita Cataldi ci guida in un mondo in cui gli eventi possono modificare lo scorrere del tempo, dimostrandoci che ognuno di noi ha un proprio universo parallelo col quale, un giorno o l’altro, dovrà scendere a patti.
Quando ho accettato di leggerlo e commentarlo, non ero tanto attratto dalla storia o dal genere, quanto più dal curriculum di Bianca Cataldi.
E non sbagliavo. Lo stile con cui è scritto Riverside è accattivante e il ritmo coinvolgente. Pur non essendo appassionato del genere, Bianca Cataldi è riuscita a coinvolgermi pagina dopo pagina, e, dato il finale, potrei dire che si è conquistata la mia curiosità anche per il prossimo capitolo della storia.
Non è un paranormal da adolescenti, è un paranormal capace di stimolare la propria parte adolescente. E lo fa con un stile semplice e mai sopra le righe. Si crea un magnetismo, se da un lato sapevo, o comunque immaginavo, che non era una storia che mi avrebbe cambiato la vita, o fatto vibrare in profondità, dall’altro si è creato un legame di fiducia con l’autrice .
E ha realizzato ciò che un libro come questo era destinato a realizzare: divertire, incuriosire, portare in una realtà altra rispetto al quotidiano. Come accade alla protagonista.
Forse l’unica pecca è lasciare il lettore a metà, di non farlo entrare, per ora, nel vivo più profondo della storia. Ma l’interruzione è talmente ben fatta, e al punto giusto, da non risultare poi una pecca vera e propria.
Consigliato. Soprattutto a chi vuole distrarsi. In attesa del prossimo.
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