Caro Visitatore,
il libro che ti presento oggi è Partenze, di Maggie Van Der Toorn, di cui avevo già recensito Labirinti.
Posso presentarti questa antologia di racconti con una metafora. Immagina di prendere in mano una vita. Sì proprio una vita, che terrai tra le dita come un diamante. Prova a osservarla dalle sue diverse angolature, girala tra le mani, stai e osserva.
Ora immagina partire da ogni angolo del diamante-vita un binario, che ha una stazione di partenza e una di arrivo, ma non sai quali siano. Alcune stazioni saranno belle, come bella sa essere l’esistenza, alcune brutte, come brutta può essere, in alcuni momenti, la vita stessa.
E tu sei quel passeggero, su un treno che è presente in ogni racconto di Maggie, a guardare dal finestrino le mille possibilità di questo viaggio.
Il libro di Maggie Van Der Toorn è un insieme di frammenti di vita, di viaggi nell’esistenza, alcuni con la lieta svolta (perché se si parla di vita, è già tragico di per sé parlare di lieto fine) altri con una svolta tragica, eppure reale, possibile, vera.
E ogni viaggio ti apre diverse riflessioni, con uno stile che sa toccare il cuore. Si narra della violenza di genere, della speranza, della rassegnazione. Si parla di sfaccettature dell’essere, dove vita e morte si intrecciano, l’una va in figura grazie allo sfondo dell’altra, in un’intercambiabilità che si trasforma riga dopo riga, binario dopo binario.
Perché c’è sempre un treno in mezzo, e quindi un movimento, un percorso, perché è impossibile vivere immobili sui propri piedi. Che il treno lo si osservi dalla stazione, che l’azione si viva al suo interno, poco importa. Il treno è mezzo di cambiamento.
Credo che Partenze completi o comunque continui un percorso già iniziato da Maggie con Labirinti, e sono curioso di leggere dove la porteranno i prossimi racconti che pubblicherà, sperando, come lettore, che presto ci sappia sorprendere con un romanzo.
Consigliato,
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