Caro Visitatore,
Verdone è Verdone, e Verdone non puoi non guardarlo al cinema.
Più o meno è questa la motivazione che mi ha spinto a vedere L’abbiamo fatta grossa.
Ma proprio perché Verdone è Verdone, è facile restare delusi da questi film. Forse perché le aspettative erano più alte. Qualcuno già da un po’ è deluso dai suoi ultimi film, qualcun altro, come me, ne aveva salvati parecchi. Qui devo ammettere che è invecchiato, e non solo di età.
Una storia sciapa, prevedibile, banale in alcuni frangenti. Con tematiche toccate in modo superficiale, e che potevano essere maggiormente approfondite, pur attraverso la comicità.
Albanese è ridotto al ruolo di spalla, rispetto a un comico protagonista che sembra aver perso il suo smalto.
E Verdone una spalla nel film ce l’ha già, e molto più efficace: è la giunonica Lena, interpretata da Anna Kasyan, vera scoperta del film, con tempi impeccabili, un’esuberanza e una comicità fisica istintive che travolgono immancabilmente Arturo e Carlo.
Il film non fa ridere, ma solo sorridere, non emoziona, fa restare tutto in superficie. Promette all’inizio, fa restare perplessi fino al finale. Solo negli ultimi venti minuti il film diventa quello che avrebbe potuto essere: una satira dolente e assai politica dell’Italia di oggi, in cui le brave persone si muovono con difficoltà sempre crescenti. Se la coppia Albanese-Verdone può anche funzionare per futuri film, l’aver cercato troppo la leggerezza in L’abbiamo fatta grossa, lo ha resto talmente leggero da risultare inconsistente.
Si può vedere tranquillamente a casa, se non c’è nulla da fare.
Ha un solo pregio: le espressioni di Verdone, uniche e inimitabili. Almeno quelle sono rimaste.
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