Caro Visitatore,
Qualche settimana fa ho visto Alaska, di Claudio Cupellini, con Elio Germano e Astrid Berges-Frisbey.
Tra targhe esposte, sindromi da Star Wars e taaanto lavoro, solo oggi riesco a pubblicare questo commento al film (con colpevole ritardo)
Ci sono andato dopo aver appena intravisto il trailer. Il richiamo di un attore come Germano, lo confesso, era troppo forte.
Ho scoperto un film che si distanzia dai soliti italiani, che parla di amore pur tenendo insieme il bene e il male, lo giusto e lo sbagliato, in una visione complessa che non si può comprendere staccando la testa dal cuore.
Il film si apre in un lussuoso hotel parigino, dove entrambi i protagonisti (Fausto e Nadine) sembrano pesci fuor d’acqua. Estranei a ciò che li circonda si riconoscono, tessendo un legame profondo, che farà partire una danza di avvicinamento e distanziamenti dove l’Io e il Noi sembrano diventare poli opposti.
E quando l’uno si volta a seguire le proprie ambizioni, l’altro rincorre, con lettere infuocate o comparsate all’ultimo dell’anno. C’è un pezzo di ogni spettatore in questa storia, un’emozione vissuta o un gesto simile.
E c’è un magnetismo che lega i due protagonisti tra loro, e loro con lo spettatore. Un risuonare emotivo unico.
E ci sono gli errori, e c’è lo stare accanto dell’altro, il saper attendere e il dare fiducia.
Una nota particolare meritano poi i due attori. Germano è Germano, e non si smentisce. Astrid Berges- Frisbey ci regala una Nadine di una bellezza che commuove, nella sua forza e nella sua debolezza.
C’è un quasi lieto fine. E ne avevamo bisogno.
Da vedere.
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