Caro Visitatore,
ho da poco visto Suburra, film di Stefano Sollima, tratto dall’omonimo libro di Bonini e De Cataldo.
L’ho visto con altre cinque persone. Su sette è piaciuto a due, me compreso, non è piaciuto a tre persone, e secondo la settima avrebbe dovuto ricalcare maggiormente la realtà.
Credo che se si guarda questo film con l’idea che sia un documentario su Mafia Capitale, si resti delusi. E’ un film ispirato ai fatti che oggi la cronaca ci racconta, ma è e resta un romanzo-film, con la sua vero-somiglianza.
Eccezionali gli attori, ma dato il calibro, c’era da aspettarselo.
Subburra non fa sconti allo spettatore, gli mette in faccia tutto, dal sesso drogato alla violenza delle mafie, al pene di Francesco Favino e alle vagine varie. Non sublima nulla.
Talvolta, forse, va anche sopra le righe con omicidi troppo facili (tipici di un romanzo, per l’appunto, e non di una realtà dove i morti fanno troppo rumore) e americanate come sparatorie nei supermercati e nei centri commerciali senza nessun intervento da parte delle forze dell’ordine (che in questo film sono vere e proprie comparse… scomparse!).
Sullo sfondo, una citazione, che fa riflettere. Un Papa perennemente di spalle alla telecamera, Ratzinger, che ricorda tanto il Giovanni Paolo II de I Banchieri di Dio, come a ricordare che Chiesa e Mafia, a Roma, non sono così lontane. Poi la scelta del Pontefice di spalle viene giustificata come evento storico che di lì a poco avverrà: le doppie dimissioni, di Papa Benedetto XVI e Papa Silvio I.
Credo che se visto con la consapevolezza che è un film sulla mafia dalle tinte forti, una sorta di Thriller, e non un film verità, o peggio un film storico sulle mafie di Roma (nonostante i richiami a diversi personaggi come i Casamonica, gli Spada, Don Carminati e vari politici corrotti) si apprezzerà come merita di essere apprezzato. Si coglierà il messaggio di fondo che “gli ideali” sono ormai nel cuore (Amendola docet), il resto è un gioco al soldo.
Un caro amico mi ha segnalato questo articolo di Giornalettismo, in cui Orfini dichiara: Come abbiamo fatto a non accorgercene? Le esecuzioni in strada, persino a Prati, c’erano. Gli arresti per racket e sfruttamento della prostituzione, pure, così come la malapolitica, quartieri sotto il giogo della criminalità organizzata o appalti per lo meno sospetti. C’era persino il libro, Suburra, scritto da un cronista e da un magistrato, non da due romanzieri fantasy. Bastava leggere quelle pagine o la cronaca, invece che fermarsi sempre e solo ai retroscena politici. Era sufficiente unire i puntini, ma noi guardavamo altrove.
Se un magistrato e un cronista si sono accorti dei segnali di verità, tessendoci sopra una storia di fantasia, e la politica non se ne è accorta, è perché probabilmente il giornalismo e la magistratura sono professioni, la politica no. E finché continueremo a considerarla un mestiere e non una missione a tempo determinato, troveremo sempre più politici ciechi, accanto a politici che sanno vedere benissimo le strade illegali per non finire il mandato. E spero che Orfini, e molti altri, se ne rendano conto.
Da vedere.
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