Caro Visitatore,
Oggi ti presento un romanzo di Manuel Pomaro, Arriverà un bambino di luce.
Anno 2010. Daniel è un uomo che viene perseguitato dai suoi incubi: a qualsiasi ora del giorno vede un bambino che, in preda alla disperazione, lo insegue perché ha bisogno di aiuto. Quel bambino è suo fratello Timothy, scomparso all’età di 5 anni. Daniel, dopo essersi fatto coraggio, si imbarca su una nave che lo condurrà all’interno del Triangolo delle Bermuda. Qui ritrova suo fratello Timothy che è diventato un Faccendiere, ovvero una persona al servizio dei Triangolarizzati, esseri alieni che traggono energia dal Triangolo e che aspettano il momento opportuno per conquistare la Terra. Nel frattempo, Jacob Morris, un giovane ricercatore, scopre che un potente virus sta uccidendo le donne della Terra. Questo virus è un primo attacco da parte degli alieni per sottomettere gli umani…
È un romanzo fantascientifico che non ha riscosso il mio apprezzamento per alcune scelte dell’autore.
Parte in modo interessante con un presunto delirio da parte di uno dei protagonisti, Daniel, e con un discreto accenno alle emozioni di chi viene emarginato per una patologia mentale. Poi Pomaro inizia a correre, facendo un errore grossolano: cercare di inserire quante più cose possibili in 136 pagine, penalizzando enormemente la narrazione e riducendola alla cronaca di un romanzo, asettica, priva di pathos e di emozioni.
Il lettore si trova nella scomoda posizione di seguire i suoi cambi di scena repentini, le molteplici storie che vanno non a intrecciarsi (magari cosi fosse), ma a susseguirsi.
E ci si perde tra duelli poco credibili con troppi personaggi, poco caratterizzati.
Ha alcuni guizzi emotivi, ma sostanzialmente manca di pathos e adrenalina, risultando una piatta corsa fino alla conclusione, con continue trame inserite che disperdono il lettore.
L’idea sarebbe anche buona, ma andrebbe sviluppata in più libri, con una maggiore cura dei dettagli, per essere competitiva all’interno di un genere trattato enormemente, tanto dalla letteratura quanto dalla filmografia. E l’idea che si ha alla fine, risfogliandolo, è di aver letto più canovacci di storie.
Voglio però leggere altro di Pomaro, che ha all’attivo più pubblicazioni, per capire se è il suo stile a non piacermi o se si è cimentato in un genere che non è il suo.