Caro Visitatore,
Tempo fa scrissi che non si poteva essere femministi senza aver letto la Wolf . Credo che un’altra pietra miliare di una ricerca sulla condizione femminile per la comprensione del femminismo, della disparità di diritti, e alle tematiche ad essa legate sia la lettura di Schopenhauer.
Sì, proprio del filosofo considerato misogino, misantropo, antidemocratico, avaro, iracondo ed egoista. Lo stesso che fu costretto a risarcire per due decadi la vicina di casa petulante, dopo averla spinta giù dalle scale , e che, una volta deceduta, annotò quattro parole lapidarie: obit anus, abit onus. Morta la vecchia, estinto il debito.
Quando ho trovato il suo Saggio sulle donne e la metafisica dell’amore sessuale, la parte emotiva l’ha respinta, la parte razionale l’ha attirata a sé. Solo capendo il pensiero di chi la pensa al contrario di noi, possiamo modificarlo. Solo considerando uno scritto rappresentazione parziale di un periodo storico, possiamo comprendere da dove veniamo e dove possiamo andare.
Possiamo vedere quattro capitoli (anche per suddividere l’articolo, bello lungo).
Le donne.
La metafisica dell’amore.
La violenza sulle donne
La pederastia.
Partiamo dall’assunto che per Schopenhauer tutto proviene dalla natura.
Le donne.
La natura per il filosofo ha creato un sesso debole, privo di ragione, con la dote di creare vita e di simulare. La natura ha dotato la donna dell’arte della simulazione a sua protezione e difesa (…) e ha destinato alla donna, sotto forma di quella dote, tutta la forza che invece ha concessa all’uomo come potenza fisica e ragione. (…) una donna completamente attendibile e sincera è forse impossibile.
Come dunque il leone ha le fauci e la seppia ha l’inchiostro, la donna per sua natura ha la simulazione come difesa dal mondo. Naturalmente, Schopenhauer non spiega come sia possibile per un essere privo di ragione essere tanto fine nel mentire.
La donna appare dunque come essere più vicino agli animali di quanto sia l’uomo (la dove la biologia, solo nel terzo millennio, ha dimostrato il contrario). Già incontrandosi per la strada, (due donne) si guardano come i Guelfi e i Ghibellini. Due donne, inoltre, quando si conoscono per la prima volta, si affrontano con maggiore affettazione e dissimulazione rispetto a due uomini. Mi ricorda l’immagine di due chihuahua incazzati che si incontrano per strada, a te no?
E ancora cita Chamfort nel dire che esse sono fatte per comunicare con le nostre debolezze, con la nostra follia, ma non con la nostra ragione. Tra loro e gli uomini esistono simpatie epidermiche, e pochissima somiglianza spirituale, d’animo e carattere.
E infine, l’incapacità di una donna a stare da sola, la tendenza quasi naturale a prostituirsi: la donna è destinata ad obbedire, messa nella condizione di totale indipendenza, a lei contraria per natura, subito si accompagna a un uomo, da cui si fa guidare e dominare, perché ha bisogno di un padrone. Se lei è giovane, si tratterà del suo amante; se è vecchia di un confessore.
Nonostante questa sotto sviluppata essenza, arriva un velato riconoscimento a fine opera. Qui dovrai aguzzare l’ingegno, perché in apparenza voleva essere l’ennesima critica: Aristotele sosteneva quali grandi svantaggi abbia avuto Sparta per aver concesso troppo alle donne. L’influsso sempre crescente delle donne sa Luigi XIII in poi non dovrebbe essere colpevole del progressivo deterioramento della corte del governo che provocò la prima rivoluzione, la cui conseguenza furono tutti o successivi sconvolgimenti? Non male per un essere privo di ragione aver provocato uno degli eventi che rivoluzionarono il mondo! 😉
Ora, una tale concezione della donna è meramente figlia del suo tempo, dunque arretrata e sostenibile solo da chi, oggi, non apparirebbe certo un fine pensatore ma un sottosviluppato.
Ma, bada bene, il fatto che consideriamo queste posizioni razionalmente assurde, non vuol dire che emotivamente e inconsciamente l’uomo sia arrivato a una tale finezza. Se cercherai bene, noterai che nel significato intuitivo di molte parole (peripatetico, peripatetica; cortigiano, cortigiana), affermazioni, (uomo di strada, donna di strada; uomo pubblico, pubblica donna), detti, (donna al volante, pericolo costante), atti giuridici (signora Rossi, coniugata o vedova, alias marchiata a vita come possedimento di, Bianchi) ci sono proprio le stesse posizioni di Schopenhauer .
E sono presenti nella violenza e nel femminicidio (la donna parla alla follia dell’uomo, non alla sua ragione), più pericolose di prima proprio perché non visibili, non pensabili, culturalmente e mentalmente inconsce.
Metafisica dell’amore sessuale.
Qui l’assoggettazione dell’essere umano alla natura e al sacro principio della conservazione della specie, la conseguente idea implicita che l’uomo sia un animale, si fa ancora più forte e coinvolge anche il maschio, non solo la donna. Come si dice, in posizione orizzontale siamo tutti uguali, nell’Eros e nel Thanatos.
Ogni innamoramento ha le due radici solo nell’istinto sessuale, anzi non è che un istinto sessuale più precisamente determinato, più specializzato, addirittura più individualizzato in senso stretto. (…) esige continuamente la metà delle energie e dei pensieri dei giovani, è il fine ultimo dell’umanità. Chi era quel comico che sosteneva che il pensiero maschile ripete coattivamente sesso sesso sesso sesso?
L’essenziale non è certo l’amore reciproco, bensì il possesso, il godimento fisico. (…) Gli uomini fortemente innamorati, quando non possono ottenere l’amore reciproco, di accontentano del possesso (…) Ne sono una prova i matrimoni forzati (…) il favore di una donna tanto spesso comprato, nonostante la sua repulsione (…) la violenza carnale. Non ti ricorda ciò che accade in Alina, autobiografia di una schiava?
Che questo determinato bambino sia generato, è il vero scopo (…) è la generazione futura che preme riuscire ad esistere. Chissà che avrebbe detto oggi degli anticoncezionali?
L’impulso alla sopravvivenza sarebbe talmente forte da far vivere l’individuo nella ILLUSIONE di seguire il proprio bene e il proprio piacere, di faticare per esso, e non quello della specie. Solo l’egoismo è meramente personale, il resto è dettame della natura.
Schopenhauer detta anche i canoni dell’attrazione reciproca. L’individuo brama la bellezza, ma cerca nell’altro le perfezioni che mancano a lui, al punto che anche le imperfezioni contrarie alle proprie appaiono belle.
C’è un’attrazione tra poli opposti la cui unione deve neutralizzare le stesse polarità opposte. Più dunque l’uomo sarà virile più cercherà un donna femminile, e viceversa. Debolezze proprie non dovranno essere presenti nell’altro, così che possano annullarsi e non trasmettersi al figlio.
Anche in questo capitolo le donne ci rimettono.
Età, salute, abbondanza di carne (specie sul seno della donna), bellezza del viso sono i canoni che attirano l’uomo. La donna guarda poco alla bellezza, guarda più al coraggio e al valore, per questo spesso stanno con uomini brutti (e se lo dice Arthur…).
Non lo cercano neanche intelligente, perché l’intelligenza non è ereditata dal padre ma dalla madre (e dunque al futuro nato non interessa), ecco perché spesso stanno con sciocchi e rozzi. Solo se tutte le anomalie caratteriali dell’uomo possono annullarsi tramite la donna (l’attrazione degli opposti di cui sopra), egli metterà in secondo piano la bruttezza della donna stessa e per Schopenhauer è un caso raro… Ti pareva.
Non solo. L’uomo è per natura incostante, il suo amore cala velocemente, desidera cambiare donna. Perché potrebbe generare fino a cento bambini all’anno con donne diverse e la natura lo spinge a ciò. La donna è costante, si attacca a un solo uomo, perché può partorire un solo figlio all’anno e la natura la spinge a conservare per sé colui che nutre e protegge la prole.
In sintesi, la fedeltà dell’uomo è artificiale, quella della donna naturale. L’adulterio dell’uomo è maggiormente perdonabile, quello della donna no, perché contro natura.
La natura ha un ruolo talmente essenziale che la sofferenza per la perdita di un’amata supera ogni altro dolore, perché colpisce l’uomo nella sua essenza eterna, nella vita della specie. Un eroe si vergogna di tutti i lamenti, non di quello per l’amore perduto, perché qui non è lui a gemere, ma la specie. Al contempo, ogni vile diventa eroe di fronte all’amata, perché è l’istinto della specie a guidarlo. L’amore può essere talmente forte, che nella perdita la morte diventa una appetibile alternativa a confronto.
Poi l’amore passa, quando la volontà della specie è soddisfatta. A quel punto, ci si ritrova con una compagna di vita odiosa, piena di tutti quei difetti che la volontà della specie non faceva vedere (naturalmente Arthur non dice l’esatto contrario, che anche una donna può restare con un uomo odioso).
I matrimoni funzionano solo se seguono l’interesse della specie, non quella di accordi economici tra genitori o altri fini legati alla generazione presente e non a quella futura. Ecco perché, terminato l’interesse della specie, termina l’amore e diventa sopportazione. Ecco perché, a teatro e nella letteratura, si fa il tifo per le coppie che perseguono il fine della specie, contro il volere dei genitori.
La violenza sulle donne.
Schopenhauer parla solo della violenza del maschile contro il femminile, giustificandola con la natura. L’amore sessuale va d’accordo con l’odio estremo verso l’oggetto. Se si è respinti o lasciati la natura spinge l’uomo a uccidere l’amata e a uccidere se stesso (si commenta da solo, no?)
La pederastia.
Anche qui Schopenhauer la giustifica con la natura (pur condannandola come mostruosità). Se è presente dagli albori del mondo, deve avere una sua funzionalità. Schopenhauer parte dall’assunto che l’uomo è fertile fino a tarda età, ma che fare figli a tarda età porti a far nascere individui deboli. La natura fa dunque sovvenire una passione per individui giovanissimi, dello stesso sesso e non fertili, così da evitare nascite di individui deboli.
Può darsi, caro visitatore, che tu abbia letto posizioni che oggi appaiono razionalmente assurde, che assumono una loro logica solo se riferite al periodo storico di riferimento, descrivendo credenze probabilmente molto diffuse (l’emancipazione femminile inizierà, infatti, solo cento anni dopo la morte di Schopenhauer).
Ma quanto oggi sono radicate nel nostro inconscio, nella nostra emotività e muovono il nostro agire?