Caro Visitatore,
Ho letto e sentito un po’ di polemiche su The American Sniper, da parte di persone più o meno schierate politicamente a sinistra.
Queste le critiche :
– Clint Eastwood mostra tutta la sua essenza repubblicana.
– è l’esaltazione del mito del guerriero americano.
– giustifica la guerra in Iraq.
– è un guerrafondaio
Tutto vero, probabilmente, ma sono stato contento di vedere il film per i seguenti motivi, gli stessi per i quali suggerisco di non perderselo:
1- offre la narrazione di una storia vera all’interno di una storia recente poco conosciuta.
2- offre una lente particolare, quella del cecchino. Mi perdonerai la battuta: intendo dire che abbiamo la possibilità di vedere la guerra dall’ottica di chi ha accettato di combatterla per un’ideale. Giusta o sbagliata che sia, è una lente da prendere in considerazione soprattutto se opposta alla nostra, proprio perché capace di mettere in discussione le nostre lenti, aggiustarle, cambiarle o rafforzarle. Si cambia con il diverso da noi, non con ciò che ci rispecchia.
3- se hai una lente di sinistra probabilmente avrai colto alcuni messaggi che Clint ci dona:
A- in un fotogramma di pochi secondi si vede Mustafa, il cecchino nemico, uscire di casa a combattere. A breve saranno uno contro l’altro, lui e Chris Kyle. In pochi secondi si scopre che ha un figlio come Chris, che era un campione olimpionico di tiro al bersaglio. Aveva una passione, come l’aveva Kyle. Le ha abbandonate per i suoi ideali. Chris e Mustafa non sono così diversi, per un attimo si sospende la visione manichea buono o cattivo, giusto e sbagliato. Per un attimo, ti ritrovi a riflettere sulla tua visione di uomo.
E ne vale sempre la pena.
B- questo punto non è un messaggio made in Eastwood, è storia, ma Clint lo sottolinea molto. Kyle è stato ucciso da un connazionale, non uno qualunque, uno che cercava di aiutare. La vita di Kyle è un continuo tentativo di dare il massimo, a costo della salute mentale, per aiutare i suoi compagni. Ma non sarà il nemico iracheno a ucciderlo, bensì un connazionale, non un cattivo, uno che a causa della guerra soffriva di disturbo post traumatico da stress. Anche questo dà da pensare.
E dato che io amo pensare e mettere in discussione le mie griglie di lettura, l’ho visto, ci ho riflettuto, e continuo a rifletterci. Un’occasione che non avrei avuto se l’avessi considerato solo un film di destra repubblicana.
Ti lascio con questa frase, di uno della sinistra.
Incapace di pensare la complessità eastwoodiana, si tenta di sbarazzarsi del problema ricorrendo alle solite accuse: «guerrafondaio», «fascista», «repubblicano». Ignorando, sempre con Pavese, che per Clint «non esistono mostri ma soltanto compagni. Per te la morte è una cosa che accade, come il giorno e la notte». E Clint Eastwood, come Pavese, sa bene che «la morte, ch’era il vostro coraggio, può esservi tolta come un bene». A. Nazzaro. (Il manifesto)