Oggi ti parlo di Storia di follia, noir di Marialuisa Moro, regalatomi dalla stessa autrice, che ringrazio.
Sinossi:
Il sole faceva capolino attraverso le stecche delle tapparelle lasciate lente. Cosma non si ricorda mai di chiuderle bene, pensò con rancore Giacomino. Qualcuno magari avrebbe potuto spiarli nella loro intimità notturna. No, forse non era possibile. A chi poteva venire in mente di arrampicarsi fino al secondo piano per occhieggiare tra le fessure? Senza contare che loro, certe cose, le facevano al buio. Sì, maledizione. Appunto “quelle cose” che non avrebbero dovuto fare. Il pensiero degli eccessi sessuali della nottata lo angustiava a tal punto da aumentargli le pulsazioni cardiache. Sudava e tremava al contempo mentre si torturava il cervello alla ricerca di un’idea. Qualcosa che potesse fargli espiare le colpe appena commesse, che fosse in grado di purificarlo dal peccato e dargli sollievo. Ce l’aveva a morte con se stesso e con quel suo maledetto corpo, si odiava. Con se stesso e anche con Cosma. Sicuro. Non era certo innocente, quella specie di gatta in calore che lo avviluppava nelle sue moine, avida di godimento. Ora, lei dormiva serafica, ignara del misfatto, con quel suo facciotto paffuto da bambina perversa e l’espressione beata. Puttana!
Ho apprezzato subito le capacità narrative di Marialuisa Moro, notando il livello di scrittura. Termini eleganti e un modo di cucirli insieme semplice e lineare, che ho apprezzato e che, complice anche la curiosità, mi ha incollato alla scrittura.
Per non farci mancare nulla, un condimento di humor sottile, che accompagna la narrazione.
La trama è coinvolgente, ma non aspettarti grandi colpi di scena o risvolti inaspettati. Non so se sia voluto o meno, ma l’assassino (o assassina?) è abbastanza intuibile, nonostante il finale lasci il lettore a bocca asciutta. Maggiormente interessante sarebbe stato se le molte particolarità e i vari dettagli non fossero stati rivelati tout court dalla voce narrante, ma scoperte pian piano dal lettore, assieme ai personaggi.
Ripeto, non so se sia voluto, e il dubbio nasce dalle molte narrazioni che vanno intrecciandosi: di ogni personaggio viene narrata la storia passata e presente, a tal punto che le misteriose sparizioni non assumono mai lo status di elemento centrale. Sono uno degli elementi narrativi di un quadro più ampio, che raffigura compagini di vita molto diverse tra loro.
Un po’ caricaturali i personaggi, come Giacomino, ossessivo compulsivo da manuale oserei dire, o il poliziotto bello e sciupa-femmine, soggetti da cui non puoi aspettarti grandi colpi di scena. Ecco perché li definisco caricature: fanno esattamente ciò che ti aspetti che facciano, assassino compreso.
Dunque, semplicità, eleganza, trama un po’ scontata ma coinvolgente.
Da leggere, perché assolve appieno uno dei compiti centrali di un romanzo noir, distrarre e coinvolgere, pur fallendone un altro: mettere a contatto il lettore con i lati più oscuri dell’animo umano. Qui essi sono talmente illuminati dall’attenzione dell’autrice, da perdere la loro oscurità.
Consigliato a chi, come me, guarda allo stile, lasciando sullo sfondo la trama.
Ma una curiosità mi assale e voglio verificarla leggendo ancora Marialusa Moro. Ella ha pubblicato quattordici libri in dieci anni. Appartiene forse a una ristretta categoria di autori che ha una dote naturale, quanto rara, a scrivere, ma che, per la fretta, passa subito ad altro, senza vedere le sue potenzialità nel cimentarsi in trame più intricate e complesse? Voglio verificarlo leggendo altro di Marialuisa, perché il mix tra talento narrativo e trama complessa e non scontata è un buon requisito per passare dall’essere autore all’essere scrittori.
Se ci pensi, caro Visitatore, c’è chi cerca per tutta la vita il proprio talento narrativo senza trovarlo mai, pur inventando storie mai scontate. Marialuisa il talento lo possiede da sé, deve solo trovare trame più complesse e adatte al suo stile. Ed è, a mio avviso, molto più facile. 😉