Ti parlo del primo libro di Chiara Reba Babocci, Alter ego, comprato e letto in seguito all’intervista che ho realizzato per lei per Radiovortice.it.
Sinossi:
Chiara è una ragazza che ha perso i suoi genitori in un incidente stradale e che da allora è sola: non ha parenti, non ha amici. Grazie ad un colpo di fortuna decide di cambiare vita: lascia l’Italia e si trasferisce in Grecia. Qui incontra i suoi nuovi vicini di casa: una famiglia molto benestante che nasconde un segreto che la riguarda.
Chiara si troverà immersa in una realtà che non credeva potesse esistere: una nuova consapevolezza si impadronirà di lei che si troverà a dover decidere se sacrificare se stessa o il mondo così come lo conosciamo.
Alter Ego è il primo capitolo de “La saga di Reba”
Cosa faresti se il destino decidesse di toglierti tutto? Come reagiresti sapendo che tutto è dipeso da te? Io sono Reba e questa è la mia storia. Sei pronto a conoscere la verità?
Ho apprezzato l’idea di fondo, che appare originale e si discosta dal tema comune dei vampiri innamorati. Anche l’ambientazione è originale, la penisola greca di Pelion, e si discosta dai contesti underground tipici degli urban fantasy.
Nonostante l’originalità, non mancano alcune incongruenze nel testo. Ricordo una frase di Chiara durante l’intervista: “Vorrei scrivere un giallo ma ho preferito partire dal fantasy, più semplice da scrivere. Occorre infatti stare meno attenti ai particolari e alle incongruenze.”
Non sono del tutto d’accordo. Credo, da lettore, che anche un fantasy necessiti di congruenza per apparire credibile e perché il lettore possa entrare al meglio nella storia. In tal senso, mi è apparso che Chiara abbia peccato un po’ di ingenuità, dettata dall’inesperienza e migliorabile col tempo e con l’esercizio. Dovrà solo scegliere se scrivere per se stessa o per il lettore.
Vado a spiegare questa mia opinione.
In linea generale mi è sembrato che abbia raccontato l’essenziale della storia, ma resto convinto che la ricchezza di un libro risieda nei collegamenti tra i nodi essenziali di una traccia. Nel percorso, dunque, per passare da una situazione A ad una B, e da una B a una C, non nel semplice risvolto principale. I collegamenti li aveva tutti dentro, ne sono certo, ma a me lettore non li ha fatti godere.
Alcune incongruenze sono poi nelle emozioni della protagonista e in alcuni passaggi logici.
Faccio un esempio. A inizio libro, Chiara vince al Superenalotto cinque milioni di euro. La sua reazione, nonostante l’allegria, somiglia a quella di chi ha ottenuto un traguardo che appartiene alla normale vita di una persona, come un contratto a tempo indeterminato in questo periodo di crisi, non qualcosa di straordinario come una vincita ingente.
Altra incongruenza logica ed emotiva è nel passaggio dal reale all’irreale della storia, dove le reazioni della protagonista non collimano con quelle del lettore. Reba si rende conto di avere poteri fuori dall’ordinario e di essere entrata in contatto con persone altrettanto straordinarie, ma non si pone mai il dubbio che tutto ciò non sia reale. L’unico sconvolgimento è nel sapere chi ha ucciso i suoi genitori, il resto rientra emotivamente e logicamente nella norma, compreso spostare gli oggetti con il pensiero (telecinesi) o persino volare. Si crea così una disconnessione poco piacevole tra la reazione del lettore e quella di Chiara.
Frettolosi sono poi i sentimenti che nascono tra i personaggi, che in pochissime pagine si considerano alla stregua di una famiglia. Anche qui una disconnessione con il lettore: l’autrice aveva già maturato i rapporti dentro di sé, ma non ha dato tempo al lettore di fare lo stesso, col risultato di banalizzare dei sentimenti importanti. Similmente, avrei complessificato maggiormente il rapporto antipatia/amore tra Reba e Nemo.
Ultime incongruenze risiedono nei cambiamenti di Reba, descritta prima come bruttina e poi alla stregua di una dea della bellezza, senza un passaggio che giustifichi questo cambiamento, e nell’innamoramento di Nemo. Nonostante le migliaia di anni di vita e di esperienza, appare come un adolescente innamorato. È vero che l’amore strugge, ma mi è apparso un cincinino esagerato.
Passando allo stile, occorre dire che quello di Chiara è fluido, fresco e scorrevole. Nonostante le incongruenze, mi è piaciuta la descrizione delle emozioni dei personaggi. Non mancano però alcune scelte stilistiche che rendono ostica la lettura, come un uso molto limitato della virgola, anche nei punti dove era fondamentale, come negli incisi, nei vocativi e negli elenchi, e come l’uso della -d eufonica, tipica del parlato, ma non propriamente corretta di fronte a tutte le vocali. Inoltre i sì affermativi e i sé riflessivi sono tutti senza accento.
Nota di merito per i passaggi erotici del romanzo. Qui Chiara Babocci mostra un vero talento e non è facile possederlo. Non tutti sanno scrivere l’erotico, io sono una frana, molti cadono nel pornografico, molti altri lasciano intendere per eccessivo pudore, quasi l’Eros non facesse parte della nostra vita. Chiara non cade mai nel banale, coinvolge il lettore e crea una vera e propria danza di corpi e sensazioni, che ho molto apprezzato. È riuscita a trasformare l’Eros in arte e fossi in lei non sottovaluterei questa capacità, non comune a tutti.
Notevole infine la descrizione di Genova e delle sue contraddizioni e, sapendo il suo amore per questa città, le consiglierei la lettura di Desirée Perlite, di Paola Farah Giorgi. Credo che, oltre a una descrizione molto affascinante della città, che fa da cornice alla storia, potrebbe trovare altri elementi di grande interesse.