oggi ti presento un romanzo erotico, L’imprenditrice del sesso, di Fabio Brigazzi.
Come è finito nelle mie mani? Mi è stato regalato dall’autore durante una delle edizioni del Premio Selvaggia, dopo aver saputo che avevo pubblicato Alina, autobiografia di una schiava. La dedica che mi ha scritto è la seguente: Se parli di schiave, allora sicuramente siamo in sintonia. A fine lettura non so quanta sintonia ci sia, ho notato più le differenze. Il suo è un romanzo erotico, il mio no, la sua protagonista ha rapporti sessuali in tutti i capitoli, eccetto uno, la mia no. Alina lotta per la libertà, Francesca si vende per soldi.
Insomma, tante le differenze, e dopo una chiacchierata iniziale con Fabio, in cui faticavamo a trovare una sintonia sulla prostituzione, credevo che avrei stroncato il suo romanzo. Mi sono dovuto ricredere.
Perché per quanto possa non essere d’accordo con la visione del mondo di Brigazzi, dopo la suddetta chiacchierata, non posso non dire di aver letto un bel libro, sicuramente ben scritto. Né si avrà la percezione del mondo propria dell’autore, giacché Fabio ha fatto una scelta simile alla mia con Alina: è scomparso dal romanzo, per tutta la sua durata, mettendosi nei panni della protagonista e vivendo la storia in prima persona.
Unica stonatura al ben scritto di cui sopra: un uso improprio della virgola, spesso messa a fantasia e molto spesso utilizzata tra soggetto e verbo…
Un po’ di sinossi, per iniziare:
“L’imprenditrice del Sesso” narra le vicende di una ragazza di diciannove anni, nata suo malgrado nel posto sbagliato e cresciuta in una famiglia con gravi difficoltà economiche.
Francesca, ragazza dal carattere ribelle e dalla mentalità fin troppo aperta, rispetto all’ambiente che la circonda, è però desiderosa di raggiungere tutto quello che il mondo – e di conseguenza la società – non le ha saputo offrire. Causando così la trasformazione di una semplice ragazza del Sud, in una sorta di puttana del ventunesimo secolo, che trova nella scorciatoia del meretricio la strada per arrivare ai suoi coetanei più fortunati.
Con il sesso, inteso quasi come un gioco, a volte anche rischioso ed immorale, e praticato con il supporto del web con il solo scopo di raggiungere obiettivi altrimenti irrealizzabili; il romanzo è pertanto una sorta di denuncia nei confronti della società iniqua, consumistica e modaiola e un segnale di allerta per quei genitori che, troppo spesso, non seguono da vicino i comportamenti dei propri figli.
Il libro, pur essendo scritto da un uomo, è visto attraverso gli occhi della giovane protagonista e, durante la lettura, sembra quasi di essere vicino a lei, facendo si che il racconto sia velocissimo, ironico, giocoso e a volte ingenuo ed innocente.
Sarebbe interessante un giorno organizzare un evento, o un post, che mettesse a confronto la Francesca di Fabio e la Alina di Giovanni, perché entrambe si narrano in prima persona, sono coetanee in questo nuovo millennio e hanno un rapporto completamente opposto con il sesso.
A prima vista potrebbe sembrare che la differenza principale sia nella scelta: Francesca sceglie di prostituirsi e di usare il corpo come mezzo per avere soldi e successo. Alina non sceglie, è costretta alla prostituzione.
Non credo però che si possa ridurre tutto alla mera scelta. Ho avuto la percezione per tutto il romanzo che Francesca non scegliesse realmente, che in qualche modo fosse costretta, con motivazioni anche banali che racconta a se stessa e al lettore, motivazioni ingenue, come recita la sinossi, come possono essere quelle di una diciannovenne, ma non solo, talmente ingenue che solo una mente maschile può guidarle. Sarebbe interessante vedere come una donna narrerebbe la stessa storia.
Nel romanzo c’è ogni forma di perversione: incesto, rapporti saffici, orgie… insomma, caro Visitatore, pensa a un qualcosa di perverso… sì, posso assicurarti che c’è. Usa un po’ più di fantasia sessuale… sì, c’è anche l’ultima cosa che hai pensato.
C’è anche troppo, a mio avviso. Perché per quanto il linguaggio di Brigazzi sia semplice, scorrevole, coinvolgente e, per ovvie ragioni di curiosità e di bravura nella narrazione, sia difficile staccarsi dal romanzo, a un certo punto ci si inizia ad annoiare. Perché fatta eccezione per i primi due capitoli, tutti gli altri (25 su 27 dunque) parlano di sesso. A tal punto che viene quasi da pensare, a là Gazzé, è sempre il solito sesso. E puoi dipingerlo e raccontarlo in tutti i modi, impeparlo con tutte le salse che vuoi, ma dopo un po’ rompe anche le balle, e ti ritrovi ad apprezzare più gli stralci di storia “normale” della protagonista, che i risvolti a luci rosse. Se fosse stato lungo la metà, avrebbe funzionato maggiormente.
Così, dall’essere romanzo erotico, passa al pornografico. Sono scelte.
Ciò detto, mi ha colpito in positivo la bravura di Brigazzi nel descrivere le emozioni. Francesca arriverà a impersonarle, sentendole accanto a lei: signora Felicità, signora Eccitazione, signora Dolore e via dicendo. Una scelta metaforica molto azzeccata, ciascuna di queste è descritta nella sua personalità e corporeità.
Quello che mi ha lasciato perplesso non è tanto la personalità di Francesca (o quella della sorella, Chiara) e il loro modo di agire, per noia o per soldi. Mi sono chiesto se ci fossero al mondo ragazze così, e penso di sì, anche se resto convinto che il tutto sia esasperato da una mente maschile che, pur provando a entrare nell’animo di una donna, tende a svuotarlo del suo essere e a oggettificarlo, a tal punto da rendendolo perfino felice della sua vuotezza. Ma ciò che più mi ha stupito è che nel libro di Fabio non ci sia un uomo, e dico uno (non conto il padre descritto praticamente in poche righe), che si possa definire tale.
Hai presente l’accoppiamento delle bestie?
Per tutto il romanzo ho sperato che ne comparisse uno, almeno uno, che non ragionasse con il pene e che, se almeno non utilizzasse Francesca per svuotarsi, le regalasse almeno un ceffone per farla ragionare. Persino il ragazzo, Alessandro, accetta il modus agendi della protagonista, senza la minima gelosia o, per lo meno, un’alzata di sopracciglio, anzi ne è quasi contento. Qualunque cosa deciderai (dirà, riferendosi a orgie, sesso a pagamento ecc.), io ti sarò accanto. Ti amo troppo per lasciarti. Un ragazzo di larghe vedute o un grandissimo patetico?
La visione dell’umanità di Fabio Brigazzi è alquanto decadente e deprimente, e a tratti un po’ esagerata. Lo è la donna di Brigazzi, lo è soprattutto l’uomo.
Faccio qualche esempio, tanto per mostrare cosa intenda nel dire che dietro la mente di Francesca c’è palesemente un uomo. Spesso Francesca è ambigua, sfocia lacrime di coccodrillo Allora mi voltai verso il finestrino, facendo finta di osservare le bellezze di Roma e, con le dita, mi asciugai gli occhi inumiditi di brutti pensieri. Ormai avevo fatto l’abitudine agli uomini e ai cazzi, anzi, spesso mi piacevano. Però ogni volta che ripensavo alla mia prima volta, un orco si impadroniva di me, tirandomi fuori quelle ansie e quelle paure da bambina, che pensavo di aver dimenticato. Spesso Francesca si commisera pensando alla prima volta con lo zio-orco (un incesto) o colpevolizzando il bigottismo del suo paesino d’origine. Lacrime da coccodrillo, che non provocano mai una reazione, ma solo un continuo affossarsi nel piacere.
Il primo disgusto per un rapporto arriva solo a pagina 220, fatta eccezione per il ricordo amaro dell’esperienza con lo zio, alla quale però, per non farsi mancare nulla, partecipa attivamente, in cambio di soldi e di un computer.
Il resto è un continuo ritrovarsi in situazioni in cui l’uomo approfitta e lei si lascia possedere. A pagina 190, Francesca sigla un contratto d’affitto con un agente immobiliare, che le chiede una garanzia economica. La sua garanzia, ovviamente, alla fine è la vagina. Non ci sono parole che introducono il rapporto, non c’è una frase ambigua, non c’è un ammiccamento. E senza nemmeno rendermene conto mi ritrovai tra le sue braccia, e con la sua mano sulle mie cosce scoperte. Non feci nulla per fermarlo, insieme avevamo trovato la soluzione al problema. In pratica un cinquantenne, chiedendo garanzie a una diciannovenne, di fronte al suo silenzio le piazza una mano sulle cosce inizia un rapporto.
Un copione degno di un film porno, dove tutto può accadere. Nella realtà ci sarebbe un minimo sussulto da parte della donna, un minimo di imbarazzo da parte dell’uomo, un tentativo di approccio, un ammiccamento, un far capire che “il problema è risolvibile se me la dai” ma nel mondo di Brigazzi, ci si abbassa la patta e si inizia a scopare, là dove il maschio dominante deve solo chiedere e la donna dà senza problemi. Un po’ patetico, giochiamoci di più con l’animo umano, nella realtà più ricco delle scimmie allo zoo.
Un barlume di percezione del risultato raggiunto con una vita a tutto sesso, arriva solo a pagina 197: nel mio (libretto universitario) potrete trovarci un susseguirsi di esperienze che fino a quel momento, mi stavano portando tanti soldi e tanta solitudine. Uno spunto al cambiamento? Macché, si torna a scopare fino all’ultimo capitolo (da notare, in questa ultima citazione, l’uso della virgola improprio, di cui ti ho parlato prima).
Da leggere? Sì, perché sicuramente merita di essere letto, perché nonostante l’uso ad cacchium della virgola è un testo ben scritto, emotivo, con alcune esagerazioni, sì, con una visione esageratamente decadente dell’uomo, un’oggettificazione estrema della donna, un’impersonificazione dell’autore in una ragazzina che ha molte sbavature, una prolissità nel narrare il sesso, ma apre degli spunti di riflessione, diverte e si lascia criticare. In breve: un erotico.