Recente la proposta del sindaco di zonizzare la prostituzione.
«Purtroppo non è una decisione del sindaco – ha detto – ma sarei favorevole a che ci siano zone dove è consentita e zone dove non lo è». «Questo dilagare della prostituzione non solo arreca un danno al decoro della città – aggiunge – ma crea situazioni di disagio gravissimo ad alcuni quartieri».
Una proposta, dunque, che lascia il tempo che trova, non rientrando nelle competenze del sindaco.
È una modalità che risolverebbe il problema?
Probabilmente no.
Di sicuro c’è un forte passo avanti rispetto alle ordinanze di Alemanna memoria, che andavano a multare le prostitute (oltre che i clienti) per offesa al pubblico decoro, laddove l’unico decoro offeso era la dignità delle schiave di strada. L’effetto era stato quello di spostare la prostituzione in periferia, in zone meno sicure.
Ma rendere alcune zone a luci rosse e altre a luci spente, risolve il problema principale di schiacciare una volta per tutte la schiavizzazione delle donne? È qui che ruota il problema.
E alla base della proposta c’è l’errore comune, tra il vecchio e nuovo sindaco, tra l’uomo nero e l’uomo rosso, di considerare la prostituzione un problema di decoro e non di dignità e libertà personale.
E al sindaco Marino, ringraziandolo per non aver confermato l’inutile ordinanza del precedessore, vorrei rivolgere queste domande:
Che beneficio porta alla schiava avere un posto adatto in cui battere?
Come vengono scelti i luoghi deputati alla prostituzione? Cosa distingue un quartiere adatto da uno non adatto?
Come si evita che il pappone sfrutti la schiava?
La proposta potrebbe pure andare bene, ma non dovrebbe essere (almeno) conseguenza di una legge nazionale che legalizzi la prostituzione?
E, ancora, una legge di legalizzazione, è realmente efficace, se non è accompagnata dall’investimento in prevenzione nelle scuole e nei centri di aggregazioni, che curi la socioaffettività, la relazionalità, e che porti a non considerare più l’altro come semplice oggetto di piacere?
Intanto, lascio qui di seguito le conseguenze delle ordinanze dell’ex sindaco Alemanno, tratte da Alina, autobiografia di una schiava.
Non ripetiamo lo stesso errore.
‹‹ Guarda Alina, guarda che meravigliosa notizia! ››
Mi sventolò il foglio davanti agli occhi. Era un giornale italiano, probabilmente; mi sforzai di guardare quelle piccole lettere senza senso che mi sfilavano davanti. Girai il mio sguardo verso Dia, ammettendo imbarazzata:
‹‹ Mi dispiace… l’italiano non lo so leggere…››
‹‹ No? Ma lo parli così bene!›› esclamò Dia, amareggiata.
‹‹ Mi hanno insegnato a parlarlo… ma non so né leggerlo né scriverlo…››
Dia aveva invece imparato in poco tempo. Diceva che saper leggere e scrivere era una dote unicamente umana. E se volevamo ribellarci, se volevamo aspirare alla libertà, era inutile provare a scappare, dovevamo iniziare dalla base a ricostruire la nostra dignità di esseri umani. Imparare a leggere e a scrivere la lingua di quel Paese, oltre che a parlarla, era il primo passo. E dentro di me pensavo che avesse ragione, anche se non mi ero mai sforzata di capire quelle scritte che vedevo intorno a me.
Dia aveva venticinque anni. Non sapeva perché la sua famiglia avesse fatto quella folle scelta di venderla, ma la sua socievolezza la rendeva per noi una sorta di leader. Naturalmente questa sua voglia di libertà e di dignità le avevano creato non pochi problemi con Marco, che comunque a poco a poco era riuscito a piegarla, solo con le buone maniere. In fondo, Dia aveva un carattere molto fragile.
‹‹ Accidenti Alina. Volevo che mi dicessi se avevo capito bene questo articolo. Nessuna delle altre sa leggere l’italiano…››
‹‹ Cosa dice? ››
‹‹ L’ho trovato nella macchina di un cliente e me lo sono fatta regalare. Dice che il Sindaco di Roma ha emanato un decreto contro la prostituzione.››
‹‹ E quindi? ››
‹‹ Le prostitute saranno multate se scoperte a battere sui marciapiedi della città, così come i clienti che si fermeranno. Ci saranno controlli a tappeto e telecamere ovunque! Almeno così ho letto…››
‹‹ E qual è la buona notizia? ›› chiesi titubante.
‹‹ Non capisci, Alina? Se faranno controlli continui e ci multeranno, per Marco diventeremo più una spesa che un guadagno! Non saremo più costrette ad andare sui marciapiedi.››
Ci fu un urlo di gioia da parte di tutte. Le voci si accalcavano una sopra l’altra:
‹‹ Ci lasceranno libere!››
‹‹ Ci faranno tornare a casa!››
O ci ammazzeranno, pensai con un brivido lungo la schiena, allontanandomi dalla calca.
(…)
‹‹ Avete visto?! ››
‹‹ Ora ci dirà che siamo libere! ››
‹‹ Si torna a casa! ››
(Marco) alzò poi la mano col suo sorriso strafottente e il brusio cessò immediatamente.
‹‹ Dovete sapere che l’Italia è un bel Paese. Fondamentalmente ci sono delle cose che sono e restano intoccabili, come la prostituzione. Esiste un detto qui: fatta la legge, trovato l’inganno. Il decreto non mira ad abbattere la prostituzione, almeno non realmente. Difatti controllano e multano voi e i vostri clienti senza andare a cercare chi c’è dietro di voi. In pratica c’è l’idea che voi, con i vostri corpicini belli in mostra, da offrire ai clienti, offendiate la morale pubblica. Come si dice, però, se l’occhio non vede il cuore non duole.››
Rimase il silenzio, freddo, glaciale, da parte di tutte noi.
‹‹ Basterà che usciate con normalissimi vestiti eleganti e vi mettiate alle fermate degli autobus per evitare multe e controlli. All’apparenza sembrerete normali ragazze che aspettano i mezzi notturni. E nessuno può fermare e controllare una ragazza che sta ferma per strada, se ben vestita: dovrebbero controllare tutta Roma! I clienti vi riconosceranno benissimo, così come i cittadini e la polizia. Ma nessuno potrà dirvi nulla perché, così facendo, non violerete nessuna morale, almeno in apparenza. Naturalmente molto dipenderà dal vostro comportamento: evitate moine esagerate per far avvicinare clienti. Sta a voi rendere come prima, cambiando atteggiamento. La prima che mi porta una multa, o meno soldi, o si fa beccare a parlare con la polizia, la scorticherò viva con le mie mani!››
***
Quella sera tornai sul marciapiede a vendere il mio corpo. L’unica differenza era nel mio vestiario. Non uscivo più mezza nuda, ma con i pantaloni e la maglietta aderente. Mi diedero perfino un giacchetto da mettere.
Passarono le volanti della polizia, rallentando nel vedermi, ma andarono oltre. Passarono i clienti e si fermarono a caricarmi sulle loro macchine. Tutto rimase come prima, coperto da un velo di ipocrita moralità, in modo che nessuno si offendesse nel vedere le prostitute battere. La vera prostituzione, quella che ci aveva reso schiave, nessuno la combatté.
‹‹ Sai cosa si dice dell’Italia, Alina? Che sia un Paese pieno di brava gente. Spero che un giorno tu possa vedere le sue meraviglie.››
‹‹ Ci andremo insieme, nonna!››
Io penso sia inutile basare un ragionamente di questa portata su destra e sinistra, sopratutto in Italia, dove queste ideologie sono rappresentate da attori che indossano una maglia del colore più idoneo a dove desiderano accaparrare voti.
Detto questo, l’unica soluzione per eliminare (o quanto meno diminuire enormemente) lo sfruttamento della prostituzione è legalizzarla. Riaprire le (vaticano tappati le orecchie) case chiuse, è la scelta che farebbe chiunque avesse un pò di buon senso. La “prostituzione” in quanto tale non la eliminerai mai. Perchè c’è comunque chi vuole lavorare sfruttando il proprio corpo, e non c’è niente di male se questo è dovuto ad una scelta e non ad un obbligo. Bisognerebbe prendere anche in considerazione l’aiuto sociale che la prostituta di professione può fare, basti pensare a quelle persone meno fortunate nate con qualche problema psichico o fisico, impossibilitati ad avere una relazione, che tutt’oggi ricevono sollievo da donne che per scelta fanno questo lavoro. Naturalmente entrando in questo campo il discorso diventa molto ampio ed andrebbe approfondito, ma mi dilungherei troppo. Qui si parla di salvare dalla strada delle povere ragazze sfruttate, e l’unico modo è togliere mercato ai papponi, con la legalizzazione della prostituzione.
In parte condivido, in parte ho timore a legalizzare. Per due motivi: il primo è che va fatto con criterio. Prima di tutto occorre che si legalizzi creando cooperative di prostitute che si autogestiscano, per evitare papponi e schiave legalizzate (e non sortire così alcun effetto). Occorre poi trovare una destinazione a quei soldi, e non può essere il buco di bilancio dello Stato. Vanno investiti quei soldi in progetti che promuovano la socio-affettività, va creata un’educazione al rispetto del corpo e delle emozioni dell’altro, che non è un oggetto, ma una persona da rispettare. In tal modo, almeno, diminuiresti la domanda.
La seconda perplessità è sociale. Nei paesi puritani si è sviluppato un fenomeno obbrobrioso come la pedofilia. Stesso effetto si è avuto nei Paesi pro-tutto, come l’Olanda, dove si è arrivati a creare un partito pro-pedofilia. Cosa ci dimostra questo effetto? Che quando consenti troppo o troppo poco, l’uomo pretende anche l’impossibile.
Tra il liberismo sfrenato e la castrazione sociale, occorre una politica che trovi la giusta misura. La legalizzazione delle droghe, dibattito attuale, e della prostituzione, rientrano nella giusta misura? O facciamo la fine dell’Olanda, che sta rivedendo le sue politiche? E se non legalizziamo, non castriamo a tal punto da far la fine di altre realtà europee puritane?
Qui il mio conflitto 😉
La legalizzazione va fatta con buon senso e criterio ovvio. Ma immaginando una soluzione la metodologia si da per scontata. (Certo siamo in italia XD )
Le scelte vanno fatte con l’opinione pubblica, e non può e non deve essere politica. Se in olanda avessero chiesto ai cittadini se era legittimo fare un partito pro pedofilia, questo non sarebbe mai nato. Bisogna investire ovvio in politiche di informazione e sensibilizzazione. La legalizzazione della prostituzione sarebbe comunque un entrata enorme nelle casse dello stato e non un buco. Va fatta informazione, come per le droghe leggere. Il fatto che l’alcool e le sigarette siano legali e la marijuana no dice già tutto. Basta pensare al fatto che l’alcool ha un effetto maggiore dell’erba e che con esso e le sigarette ce la causa di morte per overdose. La Marijuana no.
Legalizzando la prostituzione togli automaticamente le schiave dai papponi, ma devi giustamente creare questa categoria di lavoro con tutte le normative del caso.
Una legalizzazione di buon senso non lascia molto spazio a illegalità varie. Il problema è sempre lo stesso. Siamo in italia.
Poi mettici pure che il vaticano (con la sua reale e pesante influenza politica) non lo peremtterebbe mai.