oggi ti presento il penultimo membro del Manifesto, Antonio Prencipe, poeta e autore della silloge Ogni tanto divento inchiostro, di prossima uscita per la collana Art&Millennium della D&M.
Sono rimasto esterrefatto nel leggere la sinossi della silloge, sia per lo stile che usa, che ammetto di invidiargli non poco, sia per le emozioni che mi ha donato.
Voglio inserirla qui di sotto e lasciare che la trentaseiesima puntata di Crisalide te lo presenti.
Sangue d’inchiostro. Ecco come possiamo definire l’intera silloge dell’autore. Cicatrici visibili dentro al marmo di un sorriso, racconti di vita vissuta, sussurri agonizzanti di chi per vivere ha dovuto morire. Una lacrima spezzata, un fiore rotto in onore di tutte quelle volte che il suo viso scheggiato da tiepide lacrime di vino è stato allattato dal seno di una notte forse più madre che morte. “Scrivere per me è tutto, è più naturale del respirare. È il mio unico modo per morire senza farmi male, senza rompere i coglioni a quel Dio che non è più il mio.
Sai, quando tentai il suicidio, scrissi la prima poesia sul telefonino:” Spogliati della tua vita e lanciala in alto un angelo la prenderà”. Poi presi il telefonino e lo gettai nel cesso, c’era troppo sangue sullo schermo che mi guardava e mi faceva capire che oramai non avevo più niente neanche più il cuore caduto in fondo a quel cesso del cazzo assieme al telefonino. Fu quella poesia di nemmeno tre versi a salvarmi la vita, a darmi la forza di ricucire il sangue alle vene e andare avanti più incazzato che mai, più sociopatico che mai ma pur sempre più vivo che mai. La scrittura si, è tutto ciò che ho, senza di lei sarei niente, è l’unico motivo per cui vivo e vivrò. Pensa per la scrittura sto imparando anche a vivere perché a morire sono bravissimo, si può anche dire che c’ho fatto il callo.
E sai, l’avrai anche notato, nei miei scritti la morte è sempre una delle protagoniste principali, quasi sembra che io ami la morte quasi quanto ami la scrittura, di fatto è così, la morte è il vero “per sempre” è l’alba di un nuovo Addio, la morte è una puttana che mi piace, è colei che mi ha allattato e che mi ha rimesso al mondo insieme alla scrittura tutte quelle volte che morivo sorridendo e ritornavo in vita piangendo”. Questa è una delle spiegazioni che l’autore ha espresso in un’intervista letteraria per definire il suo bisogno di scrivere e quindi il suo inchiostro.