oggi ti presento un testo dove le emozioni la fanno da padrone assolute, dove l’autore svela la propria adolescenza e la sua ricerca della maturazione. Oggi ti presento Maturità, viaggio nel cuore e nelle emozioni, di Mario D’Onofrio.
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La mia recensione:
Maturità, t’avessi preso prima, le mie mani sul tuo seno, è così fitto il tuo
mistero…
Così cantava Venditti, e mi sembra la frase migliore per iniziare una recensione su Maturità, viaggio nel cuore e nelle emozioni.
L’autore è molto affezionato al sottotitolo e dalla lettura del romanzo si capisce benissimo perché, dato che è un lungo viaggio nelle passioni e nelle emozioni di un giovane adolescente, Paolo, in una relazione con Sabrina, la compagna di classe di cui è innamorato, che gravita tra amicizia e amore, tanto che per definirla occorrerebbe creare un terzo termine.
Questo tipo di relazione è molto comune tra adolescenti di sesso opposto e si fonda su una doppia negazione, perché non è amicizia, dal momento che la supera negli atti e nel sentimento, né è amore, perché non lo raggiunge mai.
Essendo uno psicologo della salute, non riesco a non trovare un termine di
definizione, là dove la lingua italiana spesso deficita. Lo definirò dunque, semplicemente,
innamoramento.
Vengo alla recensione, che anticipo essere molto soggettiva, perché mi ha richiamato
alla mente quella mia stessa adolescenza e quelle relazioni sospese, quegli innamoramenti
mai concretizzati, che onestamente al solo ripensarci mi viene il voltastomaco,
proprio perché avevano quei tratti di doppiezza, di non chiarezza, di non definizione
della relazione…
Parto con questa premessa, per ammettere che nelle prime pagine non sopportavo Paolo, avevo sviluppato una sorta di antipatia nei suoi confronti e ancor di più nei confronti
di Sabrina. Mi sembrava un giovane troppo ingenuo, troppo sentimentale, cieco di fronte a una ragazza che sembrava giocare come il gatto col topo, gravitando tra la relazione
con un ragazzo che palesemente non la emozionava, e un amico speciale, capace
di farle toccare il cielo con un dito, ma che respingeva ogni volta che sentiva di andare
oltre.
Confesso che l’antipatia era tale da spingermi a chiudere il libro, giustificando
l’azione con un semplice “non mi sta piacendo”.
Poi mi sono fermato e ho riflettuto su questa antipatia: da dove nasceva? Da cosa
era motivata?
Quando ho trovato la risposta, il libro ha assunto un’altra forma ed è risultato
piacevolissimo proseguire questo viaggio nel cuore e nelle emozioni, fino a un finale
dove Paolo si rende conto di aver raggiunto la maturità. Non solo quella certificata
dall’esame di stato, ma anche e soprattutto quella emotiva.
Quale risposta mi sono dato? Che io e Paolo (o meglio, io e Mario, l’autore), abbiamo avuto un’adolescenza emotivamente molto simile… quante continue situazioni di non chiarezza sentimentale, in cui si ammetteva di essere innamorati della ragazza di turno per poi dichiarare di essersi sbagliato, come Paolo fa già dalle prime pagine. O quante volte mi sono ritrovato coinvolto in rapporti ambigui, in cui si viaggiava su doppi binari di amicizia e amore.
Ebbene sì, Mario mi ha messo di fronte alla mia adolescenza o forse semplicemente a quella che è l’adolescenza di tutti, quella in cui le emozioni gridano di essere vissute.
Prendere coscienza della mia somiglianza con Paolo, mi ha fatto rivivere quei momenti rimossi, aiutandomi a riviverli con la maturità di oggi e per questo devo ringraziare Mario D’onofrio.
Particolare lo stile dei dialoghi adottato da Mario, che ricorda un testo teatrale, e anche qui ho sorriso al pensare come gli adolescenti, nel loro narcisismo giustificato dalla pubertà, si mettano in gioco come attori del loro palcoscenico. La scelta stilistica di Mario, chissà se voluta o meno, rende perfettamente l’idea di questo teatro delle emozioni.
Per concludere, consiglio questo libro a chi vuole emozionarsi a chi vuole rivivere la propria adolescenza, a chi ha trovato e a chi è ancora in cerca della propria maturità. 🙂
Complimenti a Mario!