Ho pensato che in questo blog mancasse qualcosa in merito al libro Selvaggia, i Chiaroscuri di Personalità: la presentazione dei personaggi.
Nei prossimi post cercherò di fare ammenda presentandone uno ad uno. 😉
Il primo è Daniel, quello di cui in genere alle presentazioni parlo di meno… Chissà perché poi?
È il vero protagonista della storia, colui che il lettore segue per tutta la durata del romanzo, essendo la telecamera dietro di lui.
Timido, talvolta impacciato, razionale e socievole, ecco come si presenta il ragazzo. Ama suonare la chitarra e vivere in modo lineare, nella sua classica anormalità, che non concede spazio a colpi di testa, a sconvolgimenti improvvisi, quelli dove verrà invece condotto da Selvaggia.
Vediamo qualche parola chiave che si lega al ragazzo.
Daniel rappresenta la semplicità, contrapposta alla complessità della figura di Martina-Selvaggia. Al tempo stesso rappresenta la razionalità, contrapposta all’irrazionalità delle due ragazze, per le quali cercherà di diventare una sorta di ponte, di unificatore di due parti scisse di un unico corpo.
Ma non aggiungo altro, per non fare spoiler. 😀
Dirò solo quello che traspare già dall’anteprima del libro.
Selvaggia, non rendendosi (o non volendosi rendere conto?) che il ragazzo conosciuto al Jungle altri non è che lo stesso ragazzo compagno di università di Martina, inizierà un flirt con lui, per un’unica sera.
Daniel non tarderà a notare il legame tra Martina e Selvaggia, e ciò costringerà la ragazza a dare spiegazioni, scegliendo la via della rivelazione, proteggendosi con cinque regole che lei stessa imporrà al ragazzo. Daniel diverrà così una sorta di diario su cui la ragazza segnerà la sua storia, in buona parte illogica e irrazionale.
Solo la pazienza del giovane potrà servire a contenere tanta illogicità; una su tutte (sempre senza fare spoiler): Selvaggia parlerà di Martina in terza persona, alzando dei veri e propri muri tra lei e la ragazza, e rendendo questa dicotomia tra i suoi due Sé ancora più profonda.
Un ulteriore parola chiave per descrivere il giovane è amore. Riprendo le parole che mi ha un giorno Alessandro Vizzino, autore di SIN e de La Culla di Giuda, mi scritto su un commento su facebook. “Daniel è capace di vero amore”.
E’ positivo essere riusciti a trasmettere questa considerazione sul modo di amare del ragazzo, perché l’amore è proprio il sentimento che Selvaggia riuscirà ad insegnargli, pur senza rendersene conto.
Proprio a lui, che nell’amore non crede e lo considera un legame fragile, destinato a distruggersi, diverso dall’amicizia, che è come una catena di ferro che lega due persone. Passerà dunque dalla razionalità all’emozione irrazionale, matto, che fa fare tutto.
(Quando sei innamorato pazzo fai questo ed altro, dirà Daniel).
Ultima parola chiave credo che sia Sé ideale. In molti mi chiedono se la storia è reale e soprattutto se sono io Daniel. Alla prima domanda non rispondo, lo lascio immaginare al lettore, alla seconda rilascio solo un sincero… magari!
Magari avere un carattere come quello di Daniel, spontaneo e sincero. Magari saper andare in motorino (sono negato), e saper suonare la chitarra (non ho mai avuto tempo per imparare). Magari avere la sua pazienza e la sua capacità di cavarsela in ogni situazione.
E’ indubbio che Daniel sia il personaggio che sento più vicino, e che molte situazioni e persone accadute o incontrate, le ho vissute in prima persona. Ma non ho tracciato il mio carattere, né ho vissuto io stesso un incontro con un personaggio come Selvaggia (anche lì… magari!).
Direi che Daniel sia più il mio Sé ideale, quello che vorrei essere, con quel carattere puro e sincero, così difficile da trovare. E che francamente non credo che sarò mai 😉