
Sarei molto felice di ricevere il continuo della storia tra Alina e Daniel, nel mentre proseguo con la lettura di Selvaggia.
La ringrazio ancora per questo libro e per la sincerità e semplicità che ha utilizzato nel scriverlo.
Girando per le strade della mia città, incontro spesso tante ragazze nordafricane giovanissime che vendono i loro corpi e mille volte mi sono chiesta cosa ci fosse dietro quei loro sorrisi strafottenti, dietro quei loro gesti, dietro quel loro modo di ballare per far credere di essere felici. Ora, grazie a te, so molto di più e, se già avevano la mia totale comprensione, ora ancora di più.
Quando anni e anni fa ho conseguito la laurea in psicopedagogia, avevo pensato di scrivere la tesi proprio sulla vita di queste ragazze volendo fare loro delle interviste ma fui caldamente “consigliata” da mio marito a rivolgere il mio interesse verso altro, considerando l’alto rischio a cui sarei andata incontro. Capisco che aveva ragione.
Questo libro mi ha aperto gli occhi su tutto ciò che possono nascondere i volti sorridenti di queste ragazze ignare di tutto.
Grazie per averlo scritto e spero tanto che possa essere letto da quelle persone che, anche per una volta, abbiano pensato di fare un’uscita con queste ragazze.
La sua grande capacità di far immedesimare il lettore nella storia, mi ha fatto passare giorni col pensiero di Alina. Con questo racconto posso dire di aver scoperto una cosa che è sotto i nostri occhi quotidianamente, ma nessuno pensa a tutto ciò che ci può star dietro. Quasi invoglia a far qualcosa di concreto per queste ragazze.
All’inizio sono rimasto un po’ deluso dallo scoprire che non si trattava di una storia vera ma verosimile… ma alla fine credo che la vicenda di Alina sia veramente la storia di tante… quindi ancora complimenti! Leggerò sicuramente anche gli altri suoi romanzi!
Ho appena finito di leggere il Tuo libro, Alina – autobiografia di una schiava e non posso che farTi i miei più sinceri complimenti!
L’ho letteralmente, passami il termine, “divorato”! Oltre ad essere uno scritto, come Tu stesso hai definito, “molto forte”, è uno di quei libri che alla fine ti lascia davvero qualcosa.
È un tema più che mai attuale e sul quale si sa troppo poco, un po’ per ignoranza, un po’ perché è uno di quegli argomenti “tabù”.
È un libro che tutti dovrebbero leggere, perché non è possibile che nel 2016 ci siano ancora ragazze ingannate, stuprate e costrette a prostituirsi.
Come credo anche Te, io non sono assolutamente contraria alla prostituzione, perché una persona, uomo o donna che sia, deve essere libera di usare il proprio corpo come vuole; sono però contraria all’umiliazione che la donna subisce ogni giorno dovendo stare sui marciapiedi in attesa che qualche balordo la carichi in macchina, sono contraria alle condizioni con le quali sono costrette a “lavorare”, sono contraria a tutti i pericoli che ogni notte corrono, sono contraria al fatto che non siano tutelate da nessuno, ma soprattutto sono contraria ad ogni forma di obbligo e schiavitù.
Quindi Ti ringrazio per aver scelto di scrivere di un tema così forte e così attuale, Ti ringrazio anche per coloro che magari non hanno la possibilità di leggerlo, Ti ringrazio per quelle ragazze che ogni notte sono sulla strada, ma soprattutto Ti ringrazio da donna per aver deciso di portare alla luce le tante piaghe che affliggono l’Italia da troppo tempo, come lo sfruttamento e il favoreggiamento alla prostituzione, la corruzione che c’è all’interno degli Uffici pubblici e soprattutto il finto moralismo che contraddistingue la maggior parte delle persone, che si scandalizzano a vedere una prostituta sulla strada, ma non si scandalizzano dal fatto che questa povera ragazza è costretta a rimanere nuda sulla strada anche in febbraio; o non ci si scandalizza dal fatto che tante volte sono bambine quelle che ci sono per strada.
Ho finito di leggere il tuo libro “Alina” e voglio farti i complimenti per come, pur essendo un uomo, sia riuscito a calarti in un personaggio femminile piuttosto complesso, descrivendo stati d’animo e sentimenti alla perfezione.
Non ti nego che più di qualche volta sono stata tentata di chiudere quelle pagine, ma non per mancato coraggio o per “mancato stomaco”, più che altro per vigliaccheria: il “non sapere” ci fa credere di avere la coscienza pulita e ci aiuta a vivere meglio nel “nostro piccolo orticello”.
Ma io sono una donna, non sono una vigliacca e credo che Alina meriti di essere ascoltata! L’ho amata da subito, ho amato la sua forza, la sua DIGNITÀ. Sono felicissima che abbia incontrato Daniel e che a salvarla sia stato proprio lui (anche se sono fermamente convinta che a salvare Alina sia stata la sua rabbia, la sua voglia di riscatto, il suo amore per la libertà e che Daniel sia stato un aiuto prezioso).
Ti confesso che la dolcezza di Daniel mi aveva già conqui stata in “Selvaggia”, ma questa volta temo di essermene “perdutamente innamorata”. Sono felice che il “destino” gli abbia fatto incontrare una donna PREZIOSA come Alina.
Grazie Giovanni per aver raccontato questa storia!!!
Devo dire che ho finito in questo momento di leggerlo (l’ho letto in due giorni)….. un romanzo a dir poco emozionante, scritto benissimo…. conoscevo certi aspetti della prostituzione, ma mai avrei immaginato tutto quello descritto…. ancora i miei più sinceri complimenti.
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Darvax mi ha scritto:
Alina. Autobiografia di una schiava è un libro da leggere e sopportare col peso allo stomaco e la voglia di vomitare che sale in bocca a far sentire l’acido dei succhi gastrici; così come da leggere e sopportare è Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino. Altri ambienti, altri anni. Stessa merda.
Non chiudiamoci gli occhi davanti alla merda. Ci affondiamo dentro ogni giorno
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Mario Borghi mi ha scritto:
Un’opera matura da leggere con calma e a piccole dosi, in cui la verità gronda di sangue. Mi piacerebbe sapere come viene intesa dai frequentatori dell’ambiente, compreso quel signore di cui ho parlato prima, quello che in preda a un irrefrenabile desiderio gravemente autoreferenziale di far capire al mondo quanto sia sensibile, racconta di gente che regala soldi alle prostitute per farle sorridere. Chissà quale valore dà a quel sorriso, dopo avere letto queste pagine, anche se i soldi e la vanagloria lavano tutte le coscienze.
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Viola mi ha scritto:
Stanotte ho terminato la lettura di Alina,divorato in due nottate malgrado la stanchezza delle giornate lavorative al netto della storia terrificante ..l’unica parola che mi viene e’ entusiasmante ! non ti nascondo di aver avuto un approccio dubbioso,abituata a sentir raccontare le donne nel modo che credo immagini, sono rimasta invece scioccata in positivo;un inizio duro e crudo compensato da un finale di dolcezza e riscatto umano,un viaggio sensibile,attento,veritiero,umano,mai scaduto nel morboso,erotico,pornografico come spesso avviene,volutamente o involontariamente,raccontando certe storie. dici di aver provato a calarti nel personaggio,secondo me ci sei riuscito alla perfezione. una forte e chiara denuncia sociale,coraggiosa e veritiera,attribuendo ad ognuno il proprio ruolo e responsabilita’. ordinero’ anche selvaggia. complimenti davvero! aspetto il prossimo e..grazie,da donna
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Rita I. mi ha scritto:
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Michela Zanarella mi ha scritto:
La storia di Alina accomuna molte donne, ingannate e portate in Italia a prostituirsi. Non è una storia vera, ma è come se lo fosse, in quanto ciò che viene narrato è realtà quotidiana, dramma e fatto di cronaca abituale. Con uno stile maturo, consapevole, attento e delicato alla tematica, Garufi Bozza riesce a immedesimarsi nella protagonista a tal punto, da far vibrare le corde emotive di chi legge, scuote con un linguaggio tagliente, che incalza e trascina. E lo fa come una tempesta che si placa solo dopo un processo lungo e sfiancante.
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Maggie Van Der Toorn mi ha scritto:
Alina rappresenta tutte quelle donne che quotidianamente vivono intrappolate dentro muri invisibili, costruiti da chi si mostra più potente di loro, fatti di gesti, azioni ma anche di parole, costrette nelle diverse situazioni a tenere la testa a galla per cercare quell’orizzonte raggiungibile solo se ne hanno la possibilità e, soprattutto, il coraggio.
Giovanni Garufi Bozza mostra un percorso complicato in cui si attraversano vallate immense, scure, senza luce, strade ripide illuminate e discese veloci come le montagne russe per poi ritrovarsi su un ponte, in un oasi di pace per fare quella scelta che solamente noi stessi siamo in grado di fare.
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Arrigo M. mi ha scritto:
Ho letto il suo libro Alina e devo confessare che è stato coinvolgente. Innanzitutto la voglio ringraziare per il coraggio dimostrato nel denunciare la tratta delle schiave con i corollari del potere corrotto. In particolare mi ha colpito il suo coraggio nel descrivere l’incontro con Dio (avvenuto in chiesa tramite la preghiera), grazie il quale la protagonista ha sperimentato l’aiuto che Dio dona concretamente (Don Bruno e Daniel). In quest’epoca atea e dominata dalla massoneria non è cosa di poco conto. Infine le faccio i complimenti per aver raccontato l’incontro nella villa (raduno) tra le prostitute e gli uomini di potere correlandolo col film Eyes wide shut, tema che ho evidenziato con la seguente documentazione http://www.
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Simona C. mi ha scritto:
Complimenti per il libro, l’ho divorato!
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Andrea Bolfi mi ha scritto:
Fantastico! E’ un Fantastico libro che merita di essere letto, Riletto, raccontato ai figli, urlato ai moralisti e agli ipocriti, credo sia un buon modo per migliorarsi, per crescere, per credere che si può cambiare. Ricco di spunti per la riflessione.
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Milena E. mi ha scritto:
Ciao Giovanni, oggi ho terminato di leggere il tuo libro …iniziato ieri. Ne sono stata travolta, tanto che scorrevano le righe sotto i miei occhi come rapidi fotogrammi. Ottimo stile incalzante per una storia che, nonostante la durezza ed il senso di rabbia e dolore che trasmette, conquista.
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Samantha F. mi ha scritto:
Ho appena finito di leggere il suo libro “Alina” e volevo dirle che mi è piaciuto tantissimo e sono veramente felice di averlo letto. Complimenti! Non vedo l’ora di leggere il seguito.
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Utente Amazon mi ha scritto:
Dopo aver rinviato tante volte, in attesa del momento giusto, ho letto “Alina” in tre, lunghe, sessioni. Quando ho finito, le sensazioni scatenate dalla lettura erano tante e diverse, diverse anche da quelle che mi aspettavo. E’ un romanzo duro, crudo, intriso di sofferenza e degrado, capace di prendere a pugni lo stomaco di ogni donna con la testa a posto. Come già osservato da altri recensori, per l’autore (un uomo) sicuramente non è stato facile e immediato scrivere un opera di questo tipo. Non sarà stato neanche semplice scrivere tutto quanto dal punto di vista di una donna (ragazzina, in realtà). Probabilmente ci saranno anche delle inesattezze (in quanto uomo, non sono in grado di stabilirlo) al riguardo… ma non importa. Non è questo il punto. Nella sua triste verità , verificabile sui marciapiedi di ogni grande e piccola città, la dolorosa storia di Alina riesce comunque a trasmettere emozione e indignazione. A dirla tutta, la mia sensazione predominante erano la vergogna e la rabbia… La vergogna di appartenere al genere maschile (lo stesso genere a cui appartengono buona parte dei personaggi descritti in questo libro). La rabbia di vedere che, nonostante trascorrano i millenni, le cose restano sempre uguali (a parte qualche colorato gadget tecnologico e mezzi di trasporto più veloci). Non mi dilungherò sullo stile dell’autore e sull’arco narrativo, per quanto confermino il genuino talento di Bozza e la sua progressiva maturazione, perchè non si tratta degli elementi fondamentali (anche se contribuiscono parecchio al risultato finale)… E’ una storia viscerale, sporca, claustrofobica, impregnata di quella razionale irrazionalità che può possedere solo il tentativo di rappresentare la realtà. Le cose accadono, che lo si voglia o no, mettendoci di fronte (come succede ad Alina) a scelte ineludibili, senza compromessi: arrendersi o combattere, vivere o morire, piegarsi o spezzarsi. E poi… nell’ora più buia, in mezzo a un nero oceano di malvagità, la bianca luce del bene risplende come un faro nella tempesta. Questo, paradossalmente, è quello che mi ha colpito… l’irruzione della “banale” normalità in un atmosfera malata. Sì, perchè ormai, in questo mondo, non è più di moda essere uomini perbene. Gli uomini perbene sono noiosi. Gli uomini perbene non rimorchiano. Gli uomini perbene lavorano molto e guadagnano poco. Gli uomini perbene non vanno a mignotte mentre i figli sono a letto e la moglie guarda la tivù. Gli uomini perbene non si incontrano quasi mai, ma sono gli unici che meritano di essere incontrati… soprattutto dalle donne. Non tutte sono così fortunate. Di certo non lo è stata Alina.
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Michela M. mi ha scritto:
Ho divorato il tuo romanzo, l’ho letto tutto d’un fiato senza aver mai la tentazione di fermarmi…è duro come solo la vita può esserlo, è vero come i volti delle ragazze che vedi lungo le strade, è violento come l’ignoranza che ci circonda…mi ha commossa tanto Giovanni, ti ringrazio per avermi dato la possibilità di leggerlo e ti faccio i miei complimenti, non da critica letteraria, ma da lettrice, da donna.
Antonella R. mi ha scritto:
Non è facile per me, in quanto donna, entrare in contatto con storie drammatiche come quella trattata nel libro “Alina”, senza provare dolore. Abusi, violenze fisiche e psicologiche, racket, tradimento e prostituzione, non sono temi semplici da trattare e con i quali avere a che fare. Purtuttavia, Giovanni Garufi Bozza è riuscito a raccontare con grande sensibilità, seppur con forza e dovizia di particolari, un universo a lui sicuramente molto lontano. Stupisce come, seppur psicologo, sia stato in grado di esprimere, in ogni dettaglio, sensazioni intense come: paura, sgomento, turbamento e dolore, tanto bene, che credo neppure una Donna coinvolta in simili atrocità avrebbe potuto fare di meglio. Con stupore e non senza un guizzo di emozione ho ritrovato due personaggi, a me molto cari, Daniel e Martina, protagonisti entrambi del precedente libro di Bozza: “Selvaggia” ( Chiaroscuri di personalità.)
Che dire di più? Nulla per non svelare altri particolari a chi non avesse ancora avuto il piacere di leggere “Alina”. Posso soltanto aggiungere che ne ho centellinato la lettura, sia per avere il piacere di tenerlo con me più a lungo possibile, sia per non perderne o tralasciarne neppure quello, che a colpo d’occhio, poteva sembrare il più insignificante dei particolari. Questo libro mi ha svelato un mondo silenzioso e sommerso che al tempo stesso urla di essere conosciuto e liberato da tanto dolore e altrettanta schiavitù.
Pietro S. mi ha scritto:
In tutta sincerità, leggere Alina è stato inizialmente quasi un dovere. Un modo per far piacere al collega di lavoro che desidera, giustamente, far conoscere la propria opera alle persone con cui passa buona parte della propria giornata. Non sapevo cosa si nascondesse dietro a quella copertina con un’immagine sensuale e aleggiava in me il pensiero che in fondo sarebbe stata una delusione (lo ammetto non sono uno che dà facilmente fiducia).
Quando ho capito che si trattava di una storia di prostituzione, ho immaginato di leggere una serie di violenze che rimanevano fini a se stesse, un po’ per quel gusto del macabro che oggi è tanto diffuso; non mi sarei mai aspettato un’opera tessuta così finemente, alla stregua di un arazzo intrecciato con fili sottili e preziosissimi.
Non soltanto, come avevo immaginato, il racconto di una storia…Alina è molto di più! È un insegnamento di vita, un segno chiaro della profonda umanità e capacità di immedesimazione dell’autore, la voglia di migliorare il mondo in cui viviamo, combattendo contro l’indifferenza e l’ipocrisia dilagante. Il modo di strutturare la storia, la precisione con cui è narrata e la premura con cui il lettore viene “accompagnato” nelle parti più cruente mi hanno lasciato letteralmente senza parole.
Per concludere, ed in risposta ai tuoi ringraziamenti posti a termine della tua storia, sono io a doverti ringraziare. E non si tratta della solita sviolinata. Grazie perché se un buon libro in qualche modo stimola in noi un cambiamento positivo, il tuo ha sicuramente dato il suo contributo a questo. Mi ha fatto vivere l’importanza del perdono, insegnato a non dare per scontata la sofferenza altrui, fatto comprendere che ogni dramma della nostra vita può essere rielaborato in maniera positiva. La mente umana ha davvero delle potenzialità di fronte ai fatti traumatici, che neanche immaginiamo. Non mi intendo di psicologia, ma nella storia di Alina il marchio del mestiere era ben evidente ma non per questo buttato lì o banalizzato.
Io non sono una grande lettrice, leggo molto poco, ma il tuo libro mi ha letteralmente conquistata.
L’ ho letto in pochissimo tempo, perché la semplicità e la fluidità con la quale hai scritto questo romanzo, hanno fatto si che non distogliessi gli occhi e l’attenzione dalla lettura.
Probabilemente non ho scritto nulla di particolare, ma per me sei stato veramente “straordinario”,sei riuscito a tenermi “inchiodata” al libro (il che non è poco)…
Ciao e grazie.
Ora sono curiosa di leggere Selvaggia (giá ordinato online) ma soprattutto di avere notizie su Alina e Daniel..Complimenti vivissimi e aspetteremo il suo terzo libro!
Trovo il tuo modo di scrivere molto lineare e di facile lettura. Capita che alcuni autori usino dei termini forbiti e le frasi contorte senza aver realmente nulla da dire (come del resto capita nel mondo che ci circonda).
Selvaggia ti ha fatto nascere, Alina ti ha fatto crescere. Concordo in pieno 🙂
Come ti dissi che in Selvaggia si notava una differenza nel modo di scrivere, lo si nota anche qui rispetto a Selvaggia. La crescita.
Ho trovato interessante lo scrivere in prima persona e alla fine del libro scoprire che è la protagonista a dettare la propria storia.
Bello il collegamento con Selvaggia.
Su una cosa non sono d’accordo: quando dici di aver maltrattato la protagonista. Non l’hai maltrattata tu. La maltratta chi, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo, decide di andare con una prostituta (dove c’è offerta c’è una richiesta), senza chiedersi o chieder le se è lì per sua volontà o meno. Storie come queste ce ne sono tante..ed anche di peggiori. E sono storie reali, purtroppo. Storie che andrebbero raccontate più spesso, e magari un mezzo pensiero in più lo farebbero venire.
Tiziana DM mi ha scritto:
Voglio dirti semplicemente, che il tuo libro è bello. E’ scritto veramente molto bene, denota, a mio avviso, una grande sensibilità, perché spesso fai delle riflessioni molto profonde ed anche insolite per un uomo così giovane e nella sua drammaticità è molto interessante. Personalmente mi ha fatto conoscere situazioni che, non ignoravo, ma di cui non ero consapevole fino in fondo. Grazie a te, guarderò le giovani ragazze che tu descrivi, con meno diffidenza e con molta più umanità. Mi piacerebbe fare molto di più che guardare e basta, seppur con umanità, ma al momento non saprei da dove cominciare. Continua a scrivere, sei molto bravo. Un caro saluto
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Roberto P. mi ha scritto:
Premetto: io sono rimasto affezionato a “Selvaggia”. E’ stato il primo incontro con Giovanni e la storia mi ha affascinato tantissimo.
Alina rappresenta l’evoluzione dello stile di questo giovane e bravo autore. Qui riesce ad impersonare una donna, una schiava del ventunesimo secolo, raccontandoci, con crudezza a volte, la vita di una ragazza i cui sogni si sono infranti sul selciato di un marciapiede.
E’ dura la storia, cruda ma mai volgare. Alina non dimentica mai di essere una ragazza poco più che bambina. Matura e responsabile nel prendersi cura dello Zio alcolista, decisa e determinata nel portare a compimento la via per la sua redenzione.
Bello il cammeo finale a Selvaggia. Un filo rosso che unisce le due opere rende questo romanzo ancora più bello.
Complimenti a Giovanni, sempre più una realtà nel panorama degli autori italiani.
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Monica Portiero mi ha scritto:
Con il suo stile pacato, diretto e senza giri di parole, Giovanni crea una narrazione incalzante e priva di sbavature e ci immerge nell’intimità di una ragazzina di diciassette anni, piena di voglia di vivere ed imparare.
La mia prima impressione, da donna, è stata di grande impatto emotivo: come se Giovanni puntasse un faro contro di me, lasciandomi abbagliata e stupefatta, a contemplare una realtà sospesa, quasi irreale, che di irreale ha -tristemente- così poco…
Leggi tutta la recensione sul blog di Monica –>
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Gianni M. mi ha scritto:
Sono stato invitato alla presentazione del tuo libro e mi sono affrettato ad acquistarne una copia, incuriosito com’ero dalla storia che mi era stata succintamente raccontata.
Ho letto d’un fiato le dense pagine della vicenda, che induce a riflettere su come l’umanità, fortunatamente circoscritta ad una ristretta ma riprovevole schiera di biechi individui, si lasci dominare dalla violenza e dall’arroganza. Leggendo il tuo libro, non ho potuto fare a meno di accostare la vicenda di Alina a quella di tante donne vittime di soprusi e cattiverie tipicamente maschili.
Ho avuto nella mia vita lavorativa molti rapporti ed occasioni di confronto con l’universo femminile, traendone quasi sempre ammaestramenti e luminosi esempi di probità.
Ti sono perciò grato per questa ulteriore “lezione” che hai saputo impartire a tutti noi.
Noi uomini non siamo il sesso forte, aggettivo che spetta invece alla donna. Siamo soltanto il sesso arrogante. E tu hai saputo cogliere appieno tutte le nostre debolezze.
Grazie per la tua umanità, per la scioltezza dell’amaro racconto. Non mancherò di raccomandarne la lettura a persone in grado di capire.
Complimenti di cuore, ed auguri di tante mete da raggiungere con il dono della scrittura!
Ciao, buona fortuna!
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Giorgio mi ha scritto:
Pur sapendo che si tratta di una storia di fantasia ma allo stesso tempo tratta da testimonianze di vita di molte sventurate devo confessarti che mi ha dato un senso di rabbia.
Per quanto, come hai detto tu stesso, ciò che hai raccontato non è di per sé una novità, visto che giornali e di tanto in tanto anche la televisione hanno trattato questi temi, il fatto comunque di leggerli sotto forma di autobiografia, con i tempi più lenti e quindi più assimilabili di un programma televisivo, mi ha fatto capire di quanto sia importante e sottovalutato il lavoro che fanno tanti volontari e che sarebbe ora che si affrontasse il tema più seriamente come hanno fatto paesi come Olanda e Germania superando tutte le ipocrisie e i falsi moralismi.
Essendo di origine genovese ho molto apprezzato anche il richiamo alla famosa e indimenticabile canzone di De Andrè.
Conto di prestare il tuo libro a mia nipote che ha 16 anni (anche se forse è un po’ prematuro) e quando saranno più grandi vorrei che anche le mie figlie lo leggessero poiché io sono del parere che per quanto la scuola e la famiglia abbiano un grande ruolo educativo, anche se purtroppo quello della scuola sta scemando sempre di più (e non solo per colpa degli insegnati ma anche dei genitori che non rispettano più il ruolo degli insegnati) nella vita si matura prima e meglio viaggiando e leggendo, e sicuramente il tuo romanzo è da includere in queste letture.
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Lud mi ha scritto:
Una giovane donna, una extracomunitaria, povera e orfana, in Lei sono concentrate tutte le fragilità dell’essere umano. Indifesa e debole come lo è una ragazzina sola alla mercè dello zio che, pur amandola, è, a sua volta, in balia della dipendenza dall’alcol e quindi incapace e privo di una vera volontà, non per questo giustificabile. Alina è sola, l’unica sua forza è nel carattere, tenace e volitivo. La forza che trae dalla sua interiorità la astrae dalla realtà cui è costretta a vivere, prima come cubista e poi come puttana. Non è turpiloquio chiamare le cose col loro nome, basta eliminare l’accezione negativa che da sempre diamo a questo termine. Alina però è costretta ad esserlo, il suo corpo è stato acquistato come merce di scambio, come un vero e proprio oggetto privo di vita. La riduzione in schiavitù infatti è perseguita dalla legge penale proprio come l’omicidio. Privare l’individuo della libertà equivale ad ucciderlo questo è quello che i carnefici di Alina perseguivano ogni giorno, uccidere lentamente la sua individualità, la sua femminilità, la sua interiorità. Una tragedia vissuta senza alcuno sconto, di violenza inaudita, al solo scopo di appropriarsi sì del corpo ma soprattutto della sua anima.
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Marco P. mi ha scritto:
Ho appena finito di leggere il tuo “Alina”, volevo solo farti i miei complimenti. Un bellissimo libro. Equilibrato nella sua atroce verità. Mai scontato, spesso commovente.
Personaggi veri e ben disegnati.
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Nadia N. mi ha scritto:
Ci sono testi che quando inizi a leggerli, sai già che ti regaleranno qualcosa che inevitabilmente poi farà parte di te. Alina è uno di questi e subito dopo le prime pagine ho capito che mi avrebbe provocato delle forti emozioni, anche se non immaginavo quanto.
Non è un testo breve, eppure, una volta iniziato, non sono riuscita a staccarmene e l’ho dovuto o voluto leggere tutto di fila.
Mi ha fatta soffrire molto, a tratti piangere, a tratti commuovere ma mai lasciata indifferente.
È indubbiamente una storia molto forte che non può che provocare rabbia e tristezza. Sono le immagini della violenza, dell’ingiustizia, della cattiveria che purtroppo ci circondano, anche quando le ignoriamo, viste attraverso gli occhi di Alina. È il dolore ineluttabile vissuto attraverso la sua pelle, a rappresentanza di tutte le donne che subiscono la prostituzione e che non riescono ad opporsi per i più svariati motivi.
Ma è anche amore, per se stessi, per la libertà che non bisogna mai rinunciare ad avere, nonostante tutto. È speranza e ribellione. Sono davvero molte cose insieme che solo leggendolo, magari a cuore aperto, si possono riuscire a comprendere.
Sono davvero felice di averlo scoperto, perché non sempre capita di avere tra le mani testi meritevoli e credo inoltre che l’autore sia stato davvero bravo nell’immedesimarsi nei panni di una donna, per di più in certe situazioni davvero delicate da narrare.
Consiglio vivamente la lettura di questo libro, non solo perché riesce ad aprirci gli occhi su molte verità scomode e a farci riflettere, nonostante si possa trattare della storia più antica del mondo, bensì perché ci fa comprendere che anche da cose terrificanti si può trarre qualcosa di costruttivo e questo lo trovo davvero un messaggio molto importante, che condivido appieno.
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Stefania P. mi ha scritto:
Innanzitutto, un commento quasi banale: il tuo libro mi è piaciuto molto.
Il parallelo tra prostituzione e schiavitù, filo conduttore del romanzo nonché, purtroppo, metafora fedele della realtà, emerge con forza da ogni pagina; ed è un concetto tutt’altro che scontato, che è anzi giusto ribadire e non dimenticare: difficilmente, infatti, vedendo provocanti signorine ai lati delle strade, ci si rende conto della condizione di sudditanza fisica e psicologica cui queste sono costrette, private di qualsiasi libertà, dignità e speranza di cambiamento. Questa squallida realtà viene abilmente celata da abiti succinti, trucco pesante e moine seducenti, impedendo di aprire gli occhi sulle organizzazioni criminali che muovono il mondo della prostituzione e suscitando tutt’ al più sentimenti di pietà o addirittura disgusto dettato da un falso moralismo.
Alina racconta in modo verosimile il dramma delle ragazze attirate in Italia con l’illusione di una vita migliore e un lavoro, per poi essere sbattute su un marciapiede private perfino della propria identità. Trovo molto coraggiosa la scelta di narrare la storia in prima persona, non solo per la durezza delle tematiche trattate, ma anche per la difficoltà di farlo assumendo un punto di vista femminile. A mio parere, ci sei riuscito abbastanza bene, anche se hai preferito non osare spingendoti troppo nei profondità nei pensieri e nelle sensazioni di Alina. La tua scrittura fluida e scorrevole, comunque, impedisce di annoiarsi e rende coinvolgente la lettura in ogni suo punto. In particolare, mi hanno colpito l’incontro di Alina con don Bruno e Daniel e la sua fuga dalla schiavitù, quello con lo zio, ormai incapace di qualsiasi cosa, che alla fine riceve il perdono di Alina, e l’inizio di una nuova vita con Daniel, di nuovo a Roma… avrei preferito un maggior approfondimento della psicologia di certi personaggi, come anche di certe situazioni vissute dalla protagonista nel libro (in particolare, la permanenza nella comunità di recupero). Trovo che la ricchezza di episodi, dettagli, dialoghi, renda la narrazione più vivida e contribuisca molto all’immedesimazione del lettore (e cosa c’è di meglio dell’immedesimazione per trasmettere un messaggio attraverso la scrittura?). Ti faccio i miei complimenti, se scriverai qualcos’altro, sarò felice di leggerlo.
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Chiara Babocci mi ha scritto:
Piccolo pensiero su questo libro, finito di leggere da poco:
Grazie all’autore che scrive magnificamente di un tema così delicato e dimenticato. Descrive scene tragiche, sofferenze inaudite con una grazia tale che anche le scene più crude ti fanno andare avanti. Un libro denuncia che da riflettere e fa venir voglia di fare qualcosa. Ho pianto insieme ad Alina, ero arrabbiata e confusa come lei. L’empatia dell’autore è formidabile, considerando che si tratta di un uomo.
Complimenti. Lo consiglio a tutti, specie a chi si gira dall’altra parte.
–> Continua a leggere sul blog di Chiara
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Alberta M. mi ha scritto:
Ho letto il tuo romanzo Alina con l’urgenza di un giallo, per scoprire il più presto possibile come andava a finire e sapere quali abissi si possono raggiungere, quanti tradimenti, quante umiliazioni, quanto dolore può sopportare un essere umano, continuando apparentemente a vivere. Sono rimasta amareggiata e ho provato un senso di impotenza di fronte al cerchio di corruzione, omertà e collusione che legano malavita, forze dell’ordine e/o istituzioni, almeno in alcuni casi.
Vuoi sapere se mi sono emozionata? Ebbene, sì.
La parte del romanzo che mi ha procurato più reazioni va dalla partenza di Alina da Praga al suo incontro con Don Bruno. Praticamente tutto! A questo punto ho una domanda da farti: la dolcezza dei modi dello zio di Alina è talmente stucchevole, viscida e nauseabonda e fuori luogo che mi chiedo se bisogna diffidare della dolcezza. Ed ho una curiosità: perché la figura di Marco è così poco scavata. In fondo è lui la causa di tanto dolore e distruzione.
Comunque il romanzo mi è piaciuto molto e sono pronta a leggere tutto quanto vorrai scrivere. Un abbraccio affettuoso, alla prossima lettura
Ti faccio tutti i miei complimenti ancora e chissà che non ci si incontri prima o poi
L’autore non ne lesina i particolari sconvolgenti e ne fa un diario di vita pieno di triste e disperata alternanza di speranza e rassegnazione.
Un romanzo che è una denuncia di come tante ragazze come ALINA cadano nelle mani di uomini senza scrupoli, contando e illudendosi di vivere una vita migliore.
Dopo SELVAGGIA, ancora una volta, l’autore parla dell’universo femminile e della sua personalità complessa, incompresa o mortificata.
–> Continua a leggere sul Blog di Anna
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Manuel P. mi ha scritto:
Mi è molto piaciuto e mi sono molto affezionato ad Alina. è un romanzo che mi ha toccato e a volte pure commosso. Pensa che l’ho letto in soli 3 giorni! Comunque tanti complimenti. L’episodio che mi ha toccato più di tutti è stato quando Alina scopre di essere stata imbrogliata da Marco, hai presente quell’episodio in bagno quando le cade la borsa? Credo che nella vita, scoprire di essere stato imbrogliato in quel modo, sia una delle cose peggiori. Lei che pensava di andare verso un futuro migliore, scopre nel modo peggiore che sta per andare verso l’inferno, è terribile! Non oso immaginare a quante donne capiti tutto questo.
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Francesca Illiano mi ha scritto:
Ho appena letto l’ultima pagina di Alina. Sei ore di filata, tutte in un fiato. Una sorta di istinto, di sesto senso mi aveva trattenuta dall’iniziare la lettura fino ad oggi. Poi ho guardato il calendario e ho capito cosa aspettavo: la data che avesse un valore simbolico per questa lettura. La festa della liberazione. Non potevo scegliere giorno migliore per scoprire la storia di Alina. La storia della ricerca della libertà. Una volta iniziato il libro non puoi più fermarti. Catapultata nel vortice di orrore e degenerazione ne sei irrimediabilmente attratta e l’unico appiglio per la mente è la ricerca di un finale che ristabilisca l’ordine nelle emozioni. L’ansia di leggere è quasi legata alla possibilità del lettore di salvare quella vita. Non riesci ad abbandonare quella giovane donna prima di saperla in salvo. Mi ha stupito l’incredibile somiglianza della tua storia con la mia (Irina), la qual cosa suggerisce due possibilità : o siamo maledettamente scontanti entrambi, oppure, ed io propendo per quest’ultima, abbiamo lo stesso sguardo nell’osservare il mondo. Hai suscitato indignazione, rabbia, e cosa più importante per te come scrittore, mi hai lasciato il desiderio di combattere e cambiare le cose.
Grazie infinite per averci regalato il tuo scritto, ed i miei più sinceri complimenti.
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Rosanna Fiorino mi ha scritto:
Quando ho aperto la busta era ora di cena, così mi sono detta: leggo solo l’inizio e poi continuerò con calma.
Bel proposito fallito miseramente… 🙂 Sono stata catturata subito dalla vicenda e ho finito il libro in meno di 24 ore.
La vicenda narrata nel romanzo è molto dura. Il tema trattato è quello della prostituzione e dei maltrattamenti inaccettabili che subiscono le ragazze sfruttate per finire sul marciapiede.
Già nell’introduzione Giovanni avvisa i lettori: la storia è dolorosa e ci sono paragrafi pieni di violenza e sofferenze. Tenuto conto di questo mi sono avventurata nella lettura con profondo rispetto.
–>Continua a leggere sul blog di Rosanna
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Carola C. mi ha scritto:
Quando scelgo un libro è come tracciare una linea o meglio proseguire una traccia…
sento subito se sarà un viaggio pregno d’emozioni e con Alina così è stato…
Scorrevole, intenso, emozionante semplice come se tu stessi raccontando a voce la tua storia, sembra una banalità, ma questo è il mio sentore, ma quando ti trovi a dover mangiare pagine una dietro l’altra senza accorgerti che il tempo scorre e ti senti presa, coinvolta, impastata in quegli eventi, io lo ritengo semplice proprio per il capolavoro di scrittura che mi ritrovo tra le mani.
Non vedevo l’ora di girare le pagine, di sfiorare un altro capitolo della vita di Alina…
non ti nascondo che ho pianto con l’anima mia nel leggere quel dolore!!! Ho pianto lacrime x sentire la disperazione, la perdita di identità, l’umiliazione di donne nelle mani di un destino crudele, nelle mani di uomini senz’anima…
Poi un salto al cuore e un sorriso inaspettato per aver ritrovato Daniel!!!
Ma sai che sorpresa che bello quel filo rosso che riconduce un personaggio dentro ad una nuova storia, mi è piaciuto un sacco, perché credo che avere un aggancio così, ti riporta a un vissuto, ti riporta a ricordare, ti riporta a scoprire quale vita il personaggio precedente, ha vissuto e vive… bello, bravo, una genialata!!!
E ho trovato Alina di un coraggio di una determinazione nel continuare la lotta per la sua libertà e non solo per lei, ma mettendosi a rischio anche per le altre donne di sventura.
Mi è piaciuto incontrare Adorno, e concordo appieno, credo ed è un mio pensiero, che il dolore, una volta amico, possa rappresentare il mezzo per ritrovare pace, per ritrovare sentore, per ripulire vita e scoprire quel fiore, che anche in una crepa di sasso, può fiorire…
mi è piaciuto vedere come nel dettaglio chiarivi il senso di alcune parole, CIE, xenofobia, resilienza…sopravvivere al male che ti è stato fatto…
quando in quel che leggi trovi riferimenti, senso di parole o nel tuo caso, e qui per te è un valore aggiunto, dare degli accenni e risvolti da psik… bhe tutto ha più valore…dai la differenza
Bene potrei star qui a scriverti tanto altro, ma non mi sembra giusto, in questo caso perderebbe di semplicità, quella cosa a cui io credo molto….
perciò bravo Giovanni per averci regalato un capolavoro, ma la cosa più importate, avermi emozionata nel leggere un dolore, ma che poi si è trasformato in un bellissimo fiore…mai chiudere gli occhi, mai mollare, mai abbandonare la lotta e con coraggio sempre, e poi sempre, ascoltar l’anima propria, per poter sentir con gli altri, profumo di vita.
Con tutto il mio affetto Càrola
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Simone Pavanelli mi ha scritto:
Ho deciso di scrivere subito una recensione a caldo dopo aver finito di leggere questo romanzo, perché mi sembrava giusto nei confronti dell’autore. Non oso pensare a l’enorme lavoro che c’è stato dietro quest’opera durante la sua stesura, so solo che l’autore è riuscito, nel mio caso, non a farmi leggere un libro, bensì a farmi parlare direttamente con la protagonista. Iniziato ieri e finito oggi (ho voluto far riposare la povera Alina), ogni pagina era come stare davanti alla diciassettenne citata nel romanzo mentre mi racconta la sua vita. Difficile trovare autori che ti fanno sfogliare le pagine automaticamente per saperne di più, com’è difficile immedesimarsi nel personaggio principale da parte di un uomo. Ho apprezzato moltissimo l’inserimento di un personaggio chiave del precedente romanzo (Selvaggia), che ha caratterizzato enormemente il racconto dandogli quel non so che di particolare. A Giovanni vanno tutti i miei sentiti complimenti per un romanzo che sancisce inequivocabilmente il suo passaggio da autore a SCRITTORE. Mi auguro che Alina possa leggerlo chiunque, per capire bene chi siamo o chi pensiamo di essere.
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Daisy R. mi ha scritto:
E’ un libro che ho letto tutto d’un fiato, con estremo interesse e particolare attenzione, questo di Giovanni Garufi Bozza.
Ho seguito, con sincera partecipazione e apprensione, il suo dramma, che è il dramma poi di tantissime giovani, attirate in questo Paese dal miraggio di una vita migliore, per poi ritrovarsi a battere sul ciglio di una strada, confinate in veri e propri lager, vessate, stuprate e terrorizzate dai loro aguzzini per i quali sono solo bestie da domare, azzerandone la volontà, merce di scambio e di lauti guadagni.
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Antonella L. mi ha scritto:
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Eleonora S. mi ha scritto:
Complimenti a te che ti sei emozionato nello scriverlo, come io mi sono emozionata nel leggerlo!!!!